
COCULLO, DOVE I SERPENTI SI FANNO SANTI: IL MIRACOLO DI UN RITO ANTICO
A Cocullo, piccolo borgo incastonato nella Valle del Sagittario, ogni primo maggio si ripete un prodigio che fonde fede e mito. La festa di San Domenico Abate richiama migliaia di fedeli e turisti, attratti dalla suggestiva processione in cui il simulacro del santo viene ricoperto di serpenti vivi, raccolti e custoditi dai “serpari”. Una tradizione che affonda le radici nei culti pagani e che, nei secoli, si è trasformata in uno degli appuntamenti religiosi e folkloristici più emblematici d’Abruzzo.
«Siamo pronti anche per quanto riguarda i preparativi per la sicurezza», ha dichiarato al quotidiano Il Centro il sindaco di Cocullo, Sandro Chiocchio. «Ci aspettiamo che sia una bella giornata, dopo due anni di brutto tempo, per i fedeli e i turisti. Noi facciamo il nostro meglio per rendere accogliente e sicuro il paese per tutti coloro che verranno a onorare San Domenico. Il paese è in fermento per la preparazione di tutto quello che serve per la festa. Oggi iniziamo le celebrazioni religiose e civili. Speriamo che sia un momento e un’occasione per tutti».
La storia della festa affonda le sue origini nel culto di Angitia, antica dea serpente venerata dai Marsi. Secondo la leggenda, Angitia era capace di guarire con la saliva e incantare i serpenti. Con l’arrivo del Cristianesimo, questo culto si è progressivamente sovrapposto a quello di San Domenico, monaco benedettino vissuto nel X secolo, che secondo la tradizione lasciò ai cocullesi un suo dente e un ferro della mula come protezione da animali rabbiosi e velenosi.
Protagonisti della festa sono i serpari, eredi di una conoscenza secolare nella cattura e gestione dei rettili. Tra loro c’è Marco Ognibene Mascioli, 39 anni, intervistato da Il Centro. Lavora nell’Esercito ma è serparo da quando era bambino. «La raccolta comincia più o meno dal 20 marzo e dura fino a qualche giorno dopo la festa, quando poi li liberiamo», racconta. I serpenti – tutti non velenosi – vengono catturati appena usciti dal letargo e custoditi in teche di vetro, anche grazie alla collaborazione con erpetologi che ne certificano il benessere. Le specie più comuni sono cervoni, biacchi, scolabie e natrix, ma non manca qualche rara coronella.

La cerimonia religiosa in onore di San Domenico è preceduta, oggi 30 aprile, dalla deposizione della corona ai caduti da parte del prefetto dell’Aquila, Giancarlo Di Vincenzo, al termine della messa delle 17.30. Il monumento, con due lapidi dedicate alle vittime delle due guerre mondiali, si trova all’interno di una struttura circolare in mattoncini gialli.
Raggiungere Cocullo è semplice: si può arrivare in auto da Roma o da L’Aquila tramite l’A25 (uscita Cocullo), oppure con i treni regionali sulla linea Pescara-Roma. Un servizio autobus collega il borgo anche a Sulmona, Scanno e Anversa degli Abruzzi.
Questa festa, che mescola devozione e simbolismo, è un esempio straordinario di sincretismo culturale: da riti pagani a processione cristiana, il miracolo si rinnova ogni anno tra le viuzze del paese, dove la fede striscia… e si fa sacra.