
QUESTIONE BOICOTTAGGIO CARREFOUR: LE GUERRE, LO STRAZIO DI GAZA, LA REPRESSIONE DELLE DONNE IN IRAN
di Giosafat Capulli
Mi piacerebbe dare ragione a chi ragione non ha sulla vicenda Carrefour del 25 aprile. Diritto a manifestare, a boicottare prodotti, a denunciare la situazione insostenibile di Gaza, la mattanza di bambini e il cinismo del premier israeliano nei confronti dei civili arabi di Palestina. Tutto legittimo. Ma lo sguardo della verità e dell’indignazione dovrebbe rivolgersi anche ai bambini ucraini rapiti e deportati in Russia; alle giovani donne iraniane arrestate, pestate e assassinate per un pezzo di stoffa; alle donne infibulate per negare loro ogni piacere del corpo. Uno sguardo sul mondo a 360 gradi, sarebbe auspicabile. Ma spurio da visioni ideologiche e da tifoserie da stadio. Personalmente sto con gli israeliani che ogni sabato scendono in piazza da anni contro il loro governo per chiedere lo stop alla guerra e la liberazione degli ostaggi; mi vedo al fianco di quei palestinesi che a Gaza hanno tentato di manifestare contro Hamas. Rivolta durata un giorno. Mi sento al fianco di ogni donna che chiede libertà in Iran. Come mi sento al fianco degli ucraini invasi dai russi con un ricordo all’Ungheria, alla ex Cecoslovacchia, alla Georgia, alla Crimea. Boicottaggio per boicottaggio, sarebbe onesto farlo contro chi fornisce le armi ai russi, ad Hamas, ai teocrati di Teheran, a Israele. In un mondo in guerra, le colpe, stai a vedere che sono tutte del negozietto Carrefour dei quattro cantoni, con un’aggravante per quei lavoratori che in quel luogo si guadagnano da vivere.