SULMONA, IL 25 APRILE VOLA IN ALTO SULLE PAROLE DI ROSARIA LA MORGIA
Luigi Liberatore – Sono un guerriero spennato. Mi ritengo tale dopo aver passato decenni a subire le celebrazioni del 25 aprile, ad onorarle culturalmente, senza aver mai dato, però, qualcosa di concreto. Di mio, cioè. Ecco perché mi sento anche oggi inadeguato a scrivere di questa giornata di Resurrezione, spinto tuttavia a celebrarla foss’anche per dichiarare il mio residuale apporto di testimone. Mi sono sentito coinvolto, oggi per la prima volta rompendo una pigrizia atavica, dalle parole della giornalista Maria Rosaria La Morgia la quale uscendo dalla presidenza dell’associazione “Il Sentiero della Libertà” ha fornito un messaggio di spiritualità piena e universale: “Celebriamo la resistenza nelle diverse forme, ma soprattutto la resistenza umanitaria combattuta con altre armi: La solidarietà e l’accoglienza verso gli altri”. Sulle parole della deliziosa giornalista ha preso il via da piazza XX settembre la marcia sul sentiero della libertà, affidata nella ricorrenza dell’ottantesimo anniversario della Liberazione a Franca Del Monaco, tra i fondatori del “Freedom Trail” e componente del comitato culturale. I nomi sono fondamentali soprattutto in queste vicende come testimonianza di rievocazione della storia nei suoi atti concreti: prende su di sé “Il Sentiero della Libertà” Graziano Litigante, docente del Polo Ovidio, che si è caricato della eredità lasciata da Maria Rosaria La Morgia ricordando che lui è solo un tramite nei riguardi dei giovani cui vengono riversati i valori che hanno ispirato la Resistenza. Si dice che in trecento abbiano iniziato il cammino lungo una sessantina di chilometri, più o meno il percorso solcato da prigionieri e civili con tappe a Campo di Giove, Taranta Peligna presso il sacrario della Brigata Maiella, e infine a Casoli oltre la famigerata linea Gustav. Non mi piace quel “trecento” riferito ai partecipanti, perchè evoca la spedizione di Carlo Pisacane, e invece il “Freedom Trail” sa di un calpestio di sentieri che porta alla resurrezione, inteso come felice approdo alla liberazione del corpo e dell’anima. No. La marcia quest’anno è andata oltre ogni aspettativa, ha coinvolto soprattutto giovani non solo del territorio peligno ma anche di altre provenienze, da realtà come Casoli, Castel di Sangro, Roma e Lanciano, nel segno di un valore nazionale che reca l’imprimatur di Rosaria La Morgia la quale non abbandona ma lascia il testimone a Graziano Litigante. I messaggi si tramandano nel segno della continuità storica. Quelli onorevoli, si capisce.