SINISTRA, DESTRA E TERZO POLO, PER UNA SIMMETRIA DEI DESIDERI
di Massimo Di Paolo – Si fa ancora in tempo si dirà. Certo: a Napoli dicono se non è vizio non è peccato, ma sarebbe stato auspicabile fin da subito, che le “forze politiche” impegnate a Sulmona, avessero chiamato a raccolta la cittadinanza per poter parlare, esprimere idee, spiegare e condividere cosa è necessario fare nel prossimo governo cittadino e soprattutto come. Un “Dialogo sulla Città” senza colori o bandiere. Sarebbe stato un atto di grande valore; una simbolica richiesta di perdono per le mancate risposte che la politica sulmonese, di ogni colore, non ha saputo trovare.
Un processo al contrario – si direbbe dal basso –, prima di leggere le proposte elettorali da lungo tempo ridotte a specchi per allodole e miele per farfalle. Prima della stesura delle liste dei candidati; prima di definire i passi e le condizioni per ogni coalizione. Invece resterà tutto uguale, una sorta di abbraccio con quanto già visto e subito. Per una sorta di smarrimento della funzione pedagogica della politica, si è entrati in una sorta di sindrome di Stoccolma a Sulmona. Un legame traumatico con la politica del sequestro. Nessuno se ne accorgerà ma quello che sarà scritto e divulgato avrà inevitabilmente il retrogusto della menzogna. Nessuno capirà il distinguo tra le proposte: quali differenze, su quali basi scegliere chi governerà Sulmona rimarrà un alone; un foraggio per i buoi.
Il tema è che il clima è cambiato: il dovere alla partecipazione, la forza della critica,le testimonianze, affievolite. Sarà un Consiglio comunale governato da una schiacciante rappresentanza come dire: “nulla più si muove”. Non ci sarà spazio per la Società civile che dovrebbe farsi portavoce non solo di istanze di cambiamento ma anche di ipotesi di soluzione. Il discorso sul metodo, sugli obiettivi, sulla partecipazione, sulla inclusività chi lo farà, dove andrà cercato? Come creare un planning di comunità; come creare una vera politica regionale in rappresentanza del territorio; come modificare un assetto gestionale medioevale; come riconoscere, scegliere ed aggredire le emergenze? Ma soprattutto: come ridefinire una prassi amministrativa a tutela dell’efficienza e della partecipazione democratica? Il contesto è sempre lo stesso: senza sostanza, senza proposta, con il rischio di finire dove già siamo stati.
Don Lorenzo Milani diceva: “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. Il prossimo Consiglio comunale non dovrebbe essere un insieme di rappresentanze impegnate in prove di forza su contrapposizioni di principio, di potere o di casacca, ma, seppure nella divergenza di opinioni e ideologie, una centratura di volontà, organizzazione e prassi focalizzate sui bisogni: urgenti e concreti. Interessarsi della cosa pubblica vuol dire accettarne i rischi e le responsabilità e non solo i privilegi. Ultimamente si va diffondendo verso chi scrive una tacita e “violenta” richiesta ad essere ecumenici, ossequiosi nelle osservazioni e nelle critiche, quasi a dire che essere irriverenti potrebbe essere pericoloso. E’ un vento già conosciuto, dare a tutti la parola è cosa difficile, ancora più difficile è la fatica che occorre prodigare per capire.
Per ora, dichiarazioni, sponsorizzazioni e nulla più con una condizione che addolora e non poco: la Sinistra non riesce più ad essere sinistra e a pesare quanto dovrebbe. Il Pd, senza il coraggio per aprire una fase catartica –ri-costituente, “pubblica”- necessaria per prendere atto di molti accadimenti,e soprattutto strategica e giusta per serrare le file, chiamare a raccolta: per pacificare, sciogliere i dubbi attraverso una più evidente chiarezza;attraverso una nuova e rinnovata predisposizione alla dirigenza pubblica – utile e necessaria per avviare un progetto di rinnovamento della Città. Su fatti e cose concrete, su “sogni” materializzabili in atti e azioni.
La coalizione di centro-destra, allo stato attuale e per le convinzioni del contesto, appare come una corazzata in via di consolidamento governata dai civici che, a vario titolo e sotto mentite spoglie, con la forza da caterpillar, vogliono governare il prossimo Consiglio comunale. Proposte di pancia, perfino banali con un “non detto” grande come montagne. Molti ne danno scontata la vittoria perfino alla prima passata senza ballottaggio: ma molti sentono già gli odori delle lotte intestine che tramuterebbero il prossimo governo in un campo di battaglia; in un palcoscenico già conosciuto adatto a chiudere la ribalta in pochi mesi di governo.
Il terzo polo va coagulando forze, alleanze, principi e nominativi con l’idea di spuntarla al ballottaggio. Katia Puglielli, candidata a Sindaco, raccoglie interessi e attenzione nella cittadinanza, guardata come un Davide con la fionda in tasca, pronta a raccogliere divergenze, rammarichi,speranze in un riscatto e in un progetto vero per la città: staremo a vedere.