LA RESISTENZA DEGLI ULTIMI: QUESTA LA MIA TESTIMONIANZA

Di Giosafat Capulli

Sotto la grotta di via delle Vetreria, a Coppito, mio nonno nascondeva la radio per ascoltare Radio Londra, insieme agli antifascisti del paese. Il fratello maggiore, fascista morto in Africa, prima di partire minacciava di purgarlo e di denunciarlo per i suoi ideali di resistenza contro il regime. Ed è nei racconti del nonno sulle vicende buie di quei tempi tristi per la libertà di tutti, che la mia infanzia è trascorsa felice. A due passi da casa nostra, vivevano Regina, sua sorella Antonina e i genitori. Regina da bimba era stata colpita da poliomielite ad un piede. La più giovane della famiglia in una casetta diruta dove all’ingresso della cucina ricoveravano l’asino, e al piano di sopra dormiva lei con i suoi. L’8 dicembre del ‘43 era il giorno dedicato ai festeggiamenti per l’Immacolata Concezione. Gli angloamericani bombardarono la stazione ferroviaria dell’Aquila e l’officina carta valori della Banca d’Italia. In un vagone di un treno in sosta stavano reclusi e vigilati da nazifascisti dei piloti inglesi catturati in altri scenari di guerra. Questi riuscirono a scappare approfittando dei bombardamenti, due di loro arrivarono a Coppito dove si imbatterono nella giovinetta Regina che attingeva acqua ad una fonte sorgiva lungo il fiume Aterno. La ragazzina uno se lo portò a casa per non farlo catturare. L’altro si nascose in degli anfratti lungo il fiume. E lei e i suoi, che non avevano pane neanche per loro, divisero le briciole, fino alla LIBERAZIONE, con il giovane pilota nascosto in un cassettone sistemato sotto il mucchio del fieno stoccato per nutrire l’asino. Il secondo pilota lo nascose mio nonno, che aveva saputo, in un manufatto in paglia intrecciata al centro del Vallone dove coltivava decine di alberi di mandorlo. A portar da mangiare a quel giovane aviere di Sua Maestà andava mia madre poco più che adolescente, nascondendo il cibo sotto quelle vesti larghe che usavano allora. Il sergente tedesco di guardia a Montagnino, poco vicino al Vallone, non la fermava perché si diceva avesse una figlia della stessa età di mamma. Marziana, la moglie di Riziero Fantini (primo eroe della resistenza romana), da Roma ogni estate tornava a Coppito per rimettere su quelle due stanzette di proprietà di Riziero. In quei giorni caldi, mi leggeva le lettere del marito, mi raccontava della sua battaglia per Sacco e Vanzetti, della cellula comunista che aveva creato a Roma, della sua cattura e della sua fucilazione, il 30 dicembre del ‘43, a forte Bravetta. E il Popolare che aveva abbracciato gli ideali di Don Sturzo, Domenico Cortelli, che leggeva a tutti la lettera del fondatore del partito in cui si chiamavano alla resistenza i “Liberi e i Forti”.  In questo clima culturale, dove anche l’ignoranza era squisitamente siloniana, sono cresciuto. Ed è a questi ricordi che attingo quando si parla di Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Accoglienza e Diritto per tutti ad un Futuro Migliore. E’ sempre tempo di resistenza, dunque, per me.

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