IL SILENZIO, LA MEMORIA, LA LIBERTÀ: IL 25 APRILE A PRATOLA E ROCCARASO

C’era un silenzio denso, questa mattina, quando a Pietransieri e a Pratola Peligna le corone sono state deposte davanti ai monumenti della memoria. Un silenzio che parlava più di qualsiasi parola, carico del rispetto dovuto a chi, ottant’anni fa, scelse di resistere all’oppressione per restituire all’Italia il volto della democrazia.

A Roccaraso, nel cuore dell’Abruzzo segnato dalle ferite della Seconda guerra mondiale, la comunità si è raccolta nel Sacrario delle vittime della strage di Pietransieri. Qui, dove il ricordo delle donne, degli anziani e dei bambini massacrati dai nazifascisti è ancora vivo, il sindaco Francesco Di Donato ha voluto rinnovare un impegno che non può conoscere stanchezza.
“Da 80 anni – ha detto – il 25 Aprile è la data in cui ci riconosciamo come Paese libero. Celebrare oggi la Liberazione significa riaffermare con forza il rifiuto di ogni forma di violenza e sopraffazione. E in luoghi come questo, il desiderio di pace ha radici profonde”.
Un messaggio, quello del primo cittadino, che trova eco nelle parole di Papa Francesco, richiamato più volte durante la cerimonia per la sua incessante testimonianza contro la guerra e per la giustizia.

Anche a Pratola Peligna, dove la memoria della Resistenza è parte integrante della storia cittadina, il ricordo si è trasformato in partecipazione. In piazza Nazario Sauro, davanti al monumento della Brigata Maiella, il sindaco Antonella Di Nino ha sottolineato quanto la libertà sia stata conquistata con coraggio e dolore.
“Il 25 Aprile ci restituisce il senso autentico del sacrificio – ha affermato –. Dopo l’8 settembre del 1943, l’Italia ha vissuto mesi drammatici, ma da quella frattura è nata una nuova coscienza. Pratola ha dato un contributo importante con i suoi volontari, i martiri della battaglia di Brisighella, i concittadini che si sono spesi per la pace. Il loro esempio ci chiama ancora oggi alla responsabilità civile”.

A rendere ancora più viva la cerimonia, il contributo del professor Edoardo Puglielli, studioso della Resistenza in Valle Peligna, che ha offerto una riflessione sul valore del ricordo come patrimonio condiviso: “Ogni generazione ha il dovere di decidere se custodire la libertà o lasciarla sfiorire. Ed è proprio nelle scuole, nelle piazze, nei piccoli gesti quotidiani che questo senso della storia deve continuare a vivere”.

In entrambe le celebrazioni, la partecipazione è stata ampia e sentita, segno che – anche a distanza di ottant’anni – l’eredità della Resistenza continua a parlare. Non è soltanto una pagina da leggere nei libri: è una voce che invita a vigilare, a scegliere, a non voltarsi dall’altra parte.

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