
UN RICORDO DI DIECI ANNI FA: QUANDO GLI STUDENTI UNIVERSITARI DECISERO CHE L’AQUILA DOVEVA VIVERE
di Massimo Prosperococco
L’Aquila – Questa foto ĆØ stata scattata esattamente dieci anni fa. Ed ĆØ molto più di un semplice scatto: ĆØ un frammento di storia, una testimonianza preziosa di un momento irripetibile per la nostra cittĆ .
Era il 16 aprile 2015. La cittĆ era ancora in gran parte zona rossa. Il centro era chiuso, ferito, silenzioso. E i giovani, gli universitari, ma anche i ragazzi e le ragazze aquilane, non avevano un luogo dove incontrarsi, dove ritrovarsi, dove sentire che esisteva ancora uno spazio di comunitĆ e normalitĆ .
In quel contesto cosƬ difficile, grazie alla forza dellāUniversitĆ e alla collaborazione generosa di tutte le persone che in quel momento cāerano e ci credevano, riuscimmo a costruire qualcosa di speciale, dĆ irripetibile.
Questa foto rappresenta quella festa: un evento unico, irripetibile, che si svolse nel polo universitario di Coppito, dentro e fuori uno degli edifici simbolo della resistenza della nostra universitĆ , tra i pochi a essersi salvati dal sisma del 2009.
Lo organizzammo con passione, con coraggio e con la massima attenzione alla sicurezza. Coinvolgemmo squadre, volontari, studenti, personale: fu un lavoro collettivo, un atto dāamore per UnivAQ. Ci aspettavamo forse 1.000, 1.500 persone. Magari 2.000. Ma quella sera, secondo i dati della Questura, arrivarono in 10.000. Diecimila, un mare di ragazzi.
Diecimila volti, diecimila cuori, diecimila giovani che ascoltavano musica e ballavano, in un luogo che rappresentava lāenergia del futuro. Non ci fu un solo incidente. Nessun vetro rotto. Nessun disordine. Alle sei del mattino era come se non ci fosse passato nessuno, tutto pulito, tutto ordinato, eppure lƬ, per qualche ora, era rinata una intera generazione.
Fu una festa di luce in un tempo di ombre. Un segno chiaro: noi ci siamo, noi resistiamo, noi vogliamo vivere e costruire il futuro qui.
Grazie a chi cāera, a chi ci ha creduto, a chi rese possibile tutto quello. Non faccio i nomi per non dimenticare nessuno, ma un grazie speciale va detto con il cuore ad Elio Ursini per le energie che spese per quellāevento e a Giovanni Max Mangione per questa fotografia che oggi, a distanza di dieci anni, ci emoziona ancora, una foto che entrata di diritto nella storia della nostra UniversitĆ .