MALE CHE VADA C’È LA PASQUA

di Massimo Di Paolo – Scrivere nei giorni della Santa Pasqua diventa cosa difficile. A Sulmona ancora di più. Se non altro perché si resta leggermente condizionati da una Sulmona bellissima che ricuce le ferite; che porta, per una sorta di dovere di ospitalità – di istinto materno che si rinnova perdonandoci – a non osservare le difficoltà che giornalmente viviamo. Il fontanone irrorato, la città curata, le tracce della movida ripulite all’alba, i riti religiosi magnifici, il coro del Cristo morto ancora di più nello straordinario. A volerci guardare bene la mancanza non si sente il tempo guarisce, cura, fa assumere al futuro le dimensioni che gli spettano. Gli storici caldeggiano il passato per capire il presente; la Santa Pasqua “sulmonese” rovescia le teorie e impone, oggi e subito, una rinnovata speranza per il futuro. Che alla Città manchi un’amministrazione naufragata sulla falsa riga dei personalismi, nessuno se ne ricorda più. I ritorni si mischiano con la restanza, l’abbraccio con lo sconosciuto, l’incertezza con una rinnovata consapevolezza identitaria. È la magia dell’impossibile che si trasforma e lascia cadere la realtà malinconica aprendosi a un momento di festa e di sogno. Forse per Sulmona, la Pasqua può assumere le dimensioni di un’attitudine alla cura della comunità, e a farci dimenticare, per qualche giorno, l’attrito della realtà. Dopo le festività, idee e territorio dovrebbero rimettersi in movimento per la definizione di un agire necessario e urgente per Sulmona. Apparati elettorali a confronto nel tentativo di definire un nuovo approccio alla gestione della cosa pubblica. E che non si dica che resta una cosa per classi dirigenti o per intellettuali. È cosa di tutti, da condividere come il pane diviso; è cosa per tutti, da partecipare come un cammino. Nello sport due incidenti intimoriscono: lo sfinimento e il KO. La nostra Pasqua forse riesce a rifocillarci nelle energie per un tempo reso faticoso dalla disillusione, dall’isolamento, dall’impoverimento; riesce a farci rialzare dalla violenza della perdita, dalla rottura dei legami, dalla negazione delle promesse. Il futuro è dietro l’angolo misto agli ultimi sapori di torta pasquale. Che la Santa Pasqua sulmonese possa trasformare la “caduta” in battaglia politica autentica al cui centro resti l’intera comunità; che la Santa Pasqua possa mitigare l’inesauribile ambizione individuale di ogni candidato, con ragionevoli dimensioni di dubbio e d’incertezza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *