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SI RIESUMANO LE SALME AL CIMITERO DELL’AQUILA SENZA AVVISARE I PARENTI. UNA RIFLESSIONE IN PUNTA DI PENNA

di Giosafat Capulli

La lettera aperta inviata da don Bruno Tarantino al sindaco dell’Aquila, sulla riesumazione senza avviso ai parenti delle salme al cimitero monumentale dell’Aquila, genera sconforto. La morte è per tutti, il rispetto per essa universale, almeno da quando l’uomo ha incominciato a camminare eretto con lo sguardo rivolto non più alla terra, ma al cielo. Millenni prima che nascesse nostro Signore Gesù Cristo, il Nazareno, gli umani già tumulavano i loro congiunti riempiendo la tomba di ogni ben di Dio per permettere loro conforto materiale anche nell’aldilà. La sacralità della morte, dunque, è nell’uomo da sempre. Come la fede. Quel che ha evidenziato don Bruno Tarantino, offusca questi principi umani nonché l’ideale divino che è in ognuno di noi. All’insaputa di chi ha pianto il congiunto morto, ecco che si riesumano i resti per ammucchiarli in un ossario. Quindi l’individualità di ognuno, dopo morto, non esiste più. Tutto si confonde in un mucchio di polvere. La cultura della fossa comune, non dovrebbe albergare tra noi. Nessuna accusa, sia chiaro, ma semplice messa in evidenza della trasposizione delle vicende della storia umana. Speriamo che dopo la lettera del parroco di Gignano, qualcosa cambi. Anche perché rispettando la morte, si inneggia alla vita e al culto di chi al proprio congiunto scomparso vorrebbe continuare a dedicare un fiore, una preghiera e nel momento che viviamo, anche un ramoscello di Palma Benedetta

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