TRASFERIMENTI LAMPO E INTRECCI POLITICI: IL CASO SALVATI UNA STORIA TUTTA ITALIANA
di Claudio Lattanzio – Nel panorama politico italiano, certe dinamiche sembrano ormai appartenere a un copione già scritto, dove la meritocrazia viene sistematicamente messa da parte e il concetto di opportunità pare valere solo per pochi, selezionati nomi. È il caso emblematico di Roberta Salvati, ex consigliera comunale di Sulmona, attualmente candidata con la lista della Lega per le amministrative di fine maggio, che ha fatto scalpore per il suo recente “atterraggio morbido” negli uffici della vice presidenza del Consiglio regionale d’Abruzzo.
La Salvati ha infatti avviato una collaborazione con Marianna Scoccia, esponente di Noi Moderati e attuale vicepresidente del Consiglio regionale. Nulla di strano, verrebbe da dire, se non fosse per alcuni dettagli che definire “curiosi” è un eufemismo.
Innanzitutto, non è chiaro con quale ruolo e quali mansioni la Salvati sia stata inserita nello staff di Scoccia. Nessuna nota ufficiale, nessun annuncio, nessun documento pubblico a supporto. Una nebulosa di informazioni che, in piena campagna elettorale, sa tanto di strategia opaca.
Ma ciò che ha davvero acceso la miccia dell’indignazione è il percorso che ha condotto la Salvati da un posto di centralinista presso l’Asl di Teramo — ottenuto tramite selezione pubblica — fino agli uffici della Regione. Un “comando”, così lo ha definito lei stessa in un’intervista al quotidiano Il Centro, reso possibile, a suo dire, dalla federazione tra Lega e Noi Moderati. Stessa giustificazione ribadita sui social dalla consigliera regionale Carla Mannetti e dal vice presidente della Regione Emanuele Imprudente.
Una motivazione che non regge, e che appare come un goffo tentativo di coprire quello che sembra essere a tutti gli effetti l’ennesimo esempio di corsia preferenziale riservata ai politici, anche in spregio al più basilare buon senso. In un Paese dove milioni di cittadini devono lottare ogni giorno con una burocrazia lenta e spietata, dove spostarsi da un ufficio all’altro comporta iter complessi, attese infinite, concorsi, punteggi e graduatorie, ecco che chi ha il “pass” giusto può passare con disinvoltura dal centralino a un incarico strategico in Regione.
Una dinamica che non solo solleva interrogativi sul merito e la trasparenza, ma getta un’ombra inquietante sul rapporto tra le istituzioni e i cittadini. Cosa devono pensare i tanti giovani che lottano per un posto fisso? O i dipendenti pubblici che attendono da anni un trasferimento, magari per avvicinarsi alla famiglia?
E a rendere tutto ancora più grottesco, c’è la tempistica: la Salvati si candida per un seggio nel consiglio comunale, ma nel frattempo assume un ruolo — non meglio definito — nello staff della vicepresidente di un altro partito, a pochi giorni dall’apertura della campagna elettorale. Una mossa che sa di calcolo elettorale, di posizionamento, di quella politica delle “poltrone” che tanti cittadini dicono di non sopportare più.
Che poi la stessa Salvati non sia nuova a cambi di casacca — essendo stata in passato anche presidente del circolo del Partito Democratico a Sulmona — è solo la ciliegina su una torta già difficile da digerire.
In un tempo in cui la credibilità della politica è ai minimi storici, certi “miracoli” occupazionali non fanno altro che alimentare disillusione e rabbia. E non servono molte parole per spiegare perché. Basta guardare la realtà: ai politici, tutto è concesso. Ai cittadini, tutto è chiesto.
La vicenda Salvati è solo l’ultimo esempio di un sistema che premia l’appartenenza. E che fa della politica non un servizio, ma un curriculum.
Interrogativi leciti e plausibili.
Interrogativi che si pongono in tanti da tanto tempo.
Purtroppo e probabilmente è per questo che la maggioranza ha smesso di andare a votare.
Anche la maggioranza sa che in questo modo fa il gioco di quattro arrivisti senza “arte” ma lo sconforto e la pochissima speranza spesso hanno la meglio.
Complimenti a Lattanzio per il pezzo!
Caro Claudio mi meraviglio della tua meraviglia. Non è il primo caso e temo neanche l’ultimo. La giustificazione in fondo la trovi nel tuo commento; il politico ( sic) in questione aveva ricoperto un ruolo dirigenziale nel PD sulmonese e forse anche qualche carica amministrativa! In tempo di elezioni…nihil sub sole novi…. per cui ogni stupore è fuori luogo.
Con affetto
Quindi non è politica
Studiano tutti a unicusano. Vantano conoscenze di inglese livello C2 (ovvero livello madrelingua) e poi scrivono “public relation”. Eco nelle mani e nella bocca di chi siamo.
I curriculum sono pubblici.