TRAFFICO ILLECITO DI REPERTI ARCHEOLOGICI, TRE POPOLESI E UN RAIANESE SOTTO PROCESSO A PESCARA

PESCARA — Saranno processati il prossimo 9 settembre, con rito abbreviato, i quattro imputati finiti al centro di una complessa inchiesta sul traffico illecito di reperti archeologici e ricettazione, condotta dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Aquila.

A stabilirlo è stato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Pescara, Giovanni De Rensis, che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nei confronti di Enio Del Boccio, Franco Del Boccio e Guerino Del Boccio, tutti residenti a Popoli, e di Domenico Bezzi, residente a Raiano. I quattro, difesi dall’avvocato Alessandro Scelli del foro di Sulmona, dovranno rispondere delle accuse davanti al giudice.

L’indagine ha avuto origine nell’agosto del 2023, quando due degli imputati furono sorpresi nella zona archeologica di Peltuinum mentre utilizzavano metal detector, in un’area protetta dal vincolo culturale. Gli accertamenti successivi, culminati in una serie di perquisizioni domiciliari, avevano portato al sequestro di un ingente quantitativo di reperti: ben 518 manufatti archeologici, 19 strumenti di ricerca e pulizia, e 459 monete antiche, tra cui un raro “quarto di Carlino” del Regno di Napoli.

L’analisi dei reperti, affidata agli esperti del Ministero della Cultura, ha confermato l’autenticità e il notevole valore storico dei materiali, riconducibili a contesti archeologici del centro-sud Italia. Le indagini hanno poi portato alla scoperta di ulteriori oggetti: altri 598 reperti e 274 monete, di cui 250 ritenute autentiche dai periti.

Il quadro probatorio raccolto ha spinto la Procura della Repubblica di Pescara a chiudere le indagini nel 2024, notificando l’avviso agli imputati. La successiva richiesta di rinvio a giudizio ha infine portato i quattro peligni a optare per il rito abbreviato, che consentirà loro un eventuale sconto di pena in caso di condanna.

Il caso ha riacceso i riflettori sul fenomeno del saccheggio e della vendita illegale di reperti archeologici, un crimine che continua a impoverire il patrimonio culturale nazionale.

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