SULMONA E RAVENNA UNITE CONTRO GLI IMPIANTI FOSSILI: ANCHE I NO SNAM IN PIAZZA NELLA “CAPITALE” DELL’ENI
Anche Sulmona ha fatto sentire la propria voce nella grande manifestazione nazionale che si è svolta lo scorso 12 aprile a Ravenna contro le politiche energetiche del governo Meloni, in particolare contro la costruzione di nuove infrastrutture fossili. A partecipare all’iniziativa, promossa dalla Campagna “Per il clima, fuori dal fossile”, sono stati anche gli attivisti del Coordinamento No Snam di Sulmona e dell’Abruzzo, in prima linea nel corteo che ha attraversato in maniera pacifica, gioiosa e determinata le vie della città romagnola con lo slogan: “Usciamo dalla camera a gas!”.
Il messaggio è stato chiaro: servono politiche energetiche lungimiranti, basate sulle fonti rinnovabili, e non nuovi rigassificatori, metanodotti, centrali, trivelle o depositi di GNL, impianti costosi e ritenuti inutili da comitati e associazioni ambientaliste giunti da tutta Italia. Questi impianti – è stato ribadito – non solo aggravano la crisi climatica, ma comportano gravi rischi per la salute e la sicurezza dei cittadini, oltre a gravare sulle bollette con miliardi di euro di costi destinati a ricadere sui consumatori per decenni.
Ravenna è stata scelta come sede della manifestazione non a caso: è qui che si concentra il cuore pulsante degli interessi dell’Eni, il colosso italiano dei combustibili fossili. Proprio nel porto ravennate è arrivata di recente la nuova nave rigassificatrice della Snam, che si aggiunge a quelle già operative, portando a cinque il numero degli impianti di rigassificazione presenti sul territorio nazionale. Sempre a Ravenna è previsto l’impianto CCS per la cattura e lo stoccaggio della CO₂, mentre nel vicino territorio passerà anche il tratto conclusivo del mega gasdotto Linea Adriatica, che partirà da Sulmona per arrivare a Minerbio, in provincia di Bologna.
Proprio questo progetto rappresenta da anni uno dei principali fronti di mobilitazione del Coordinamento No Snam di Sulmona, che ha consolidato negli anni un legame stretto con i comitati di Ravenna, dando vita a un “gemellaggio” fondato su obiettivi comuni: contrastare la logica estrattivista, denunciare la crescente dipendenza energetica da Paesi autoritari e chiedere con forza una svolta verso un sistema sostenibile e democratico.
Gli attivisti sulmonesi hanno portato a Ravenna la loro lunga esperienza di lotta, che dura da oltre 17 anni contro la centrale di compressione del gas prevista a Sulmona e contro la realizzazione del metanodotto Linea Adriatica, giudicati devastanti e inutili. Una battaglia condivisa con numerosi comitati dell’Appennino che si oppongono alla trasformazione dei loro territori in corridoi energetici per interessi esterni.
Durante la manifestazione si è inoltre ribadita la necessità improrogabile di abbandonare l’uso dei combustibili fossili, causa principale del cambiamento climatico e responsabili anche di gravi danni alla salute, distruzione ambientale e impoverimento sociale ed economico delle comunità locali.
Non è mancato, infine, un forte richiamo al nesso sempre più stretto tra energia, guerre e riarmo. Le fonti fossili – è stato sottolineato – sono state tra le principali motivazioni dei conflitti armati del dopoguerra fino ai giorni nostri. Una spirale di violenza che, con l’attuale politica di riarmo dell’Europa, rischia di sfociare in scenari ancora più drammatici.
Oltre alla battaglia contro rigassificatori e gasdotti, la manifestazione ha ospitato voci da tutta Italia impegnate contro altre grandi opere dannose come la raffineria API di Falconara, l’inceneritore Eni di Fusina (Mestre), il deposito GNL di Brindisi, la base militare di Coltano (Pisa), le trivellazioni nel Veneto e il rilancio del nucleare da parte del governo.
Sulmona e Ravenna, due territori distanti ma uniti da una lotta comune, hanno ribadito insieme che un futuro pulito, giusto e rinnovabile è ancora possibile.