REVOCATA LA GARA PER IL POLO UNIVERSITARIO ALL’EX SAN SALVATORE

di Pietro Di Stefano*
Era il 22 gennaio scorso quando in una conferenza stampa veniva annunciata l’imminente pubblicazione del bando per il recupero dell’ex San Salvatore di proprietà dell’Università.
Venne anche annunciata una presumibile data nel mese di marzo.
Soggetto attuatore dell’intervento è il Provveditorato alle OO.PP., redazione del progetto è l’Università dell’Aquila.
L’intervento è stato scisso in due lotti; il primo di € 19.322.335,70 a base d’asta, il secondo di € 19.110.038,02 a base d’asta.
L’intervento complessivo per entrambi i lotti era stato finanziato con la delibera CIPE 113 del 22.12.2017
Entrambe le gare per appalto integrato sono state pubblicate il 6 di marzo 2025 e la scadenza delle offerte fissata al 15/04/2025.
Si poteva dire gara pubblicata entro il periodo annunciato, obiettivo finalmente raggiunto per uno stanziamento risalente a quasi otto anni fa.
Però il 28 marzo scorso con due diversi atti pubblicati sul portale appalti, il Provveditorato revocava entrambe le gare su richiesta della stessa Università: non ci sono altre spiegazioni se non un rimando a nuove determinazioni d’intesa con l’Ateneo.
Non sto qui a ribadire quanto è importante il recupero dell’ex S. Salvatore come polo universitario cittadino, un obiettivo che perseguimmo già dalla nostra amministrazione quando cedemmo 8 milioni di un vecchio POR FERS all’Università proprio per l’acquisto del vecchio nosocomio di proprietà della ASL.
A questo aggiungo la mia ferma opposizione alla ricostruzione della sede dell’ARTA a piazza San Basilio, gli offrii Colemaggio sfidando l’ottusità dei dirimpettai a quel tavolo in Regione: quella per me era destinata ad essere la piazza degli studenti in quel luogo magico di San Basilio, tra il nuovo polo universitario, l’edificio umanistico e il centro Zordan.
Li sarebbe arrivato il percorso meccanizzato del parcheggio di viale della croce rossa che con i suoi 390 posti dava una risposta alla fame di posti auto per l’Università e per la città.
Il parcheggio è andato, come dalle ampie cronache delle settimane scorse, e anche il recupero del San Salvatore viene revocato per volontà della stessa Università che ha curato la progettazione durante questi otto anni.
Ora mi chiedo quando usciremo da questa città cadente e pericolosa nei suoi edifici pubblici che sebbene tutti finanziati sono ancora impacchettati in quelle opere provvisionali di 16 anni fa?
Parlo di palazzo Carli come di palazzo Quinzi, dell’Ex Ipab in piazza palazzo come dell’ex medicina a via Verdi, di Santa Maria dei Raccomandati in corso Vittorio Emanuele come del Cinema Massimo o del Palazzo del Governo ex sede della Prefettura divenuta l’immagine simbolo del terremoto: ce ne sono altri ma mi fermo qui. Proprio gli edifici di proprietà pubblica con interventi di carattere culturale e formativo costituiscono il punto di forza del centro storico, come altre esperienze cittadine insegnano.
Troppe sottovalutazioni, approssimazioni, incertezze stanno accompagnando la città alla più triste delle rassegnazioni con i cittadini che non tornano nel centro storico che in passato hanno difeso con i denti, con i commercianti sfiniti che abbassano le saracinesche nell’estremo saluto di coloro che ci hanno provato ma si sono al fine arresi difronte alla sordità di chi è chiamato a guidare le sorte collettive.
*ex assessore comunale

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