UN SOGNO PER UNA NUOVA SULMONA
di Massimo Di Paolo – Nel presepe napoletano lo chiamano Benino, è il pastore che dorme satollo di vino e cibo. Ed è il suo sogno a propiziare la nascita del “Bambino” nel paesaggio napoletano al posto degli aridi luoghi della Giudea. Vorremmo che un pastore Benino sognasse il futuro prossimo di Sulmona per suggerirlo, per rappresentarlo in una scenografia in grado di creare una visione e un percorso di ri-nascita ai candidati sindaci e alle coalizioni pronte per la comparizione sulle piazze della città. Una rappresentazione di quello che Sulmona attende, necessita con urgenza, una confezione già pronta per essere copiata e realizzata. Una sorta di “avviamento di impresa” per rendere l’operato della nuova Amministrazione facilitato fin dall’origine. Una Sulmona nuova quella sognata dal Benino–nostrano che suggerisca la via per uscire dal rumore vacuo del chiacchiericcio, dall’immobilismo, dalle contraddizioni; un sogno utile per abbandonare la vanagloria, il pontificare sordo: le gerarchie, le sudditanze. La metafora del sogno del pastore Benino che si rappresenta il presepe, ci dice che nel disordine, nell’incompiutezza, nei fallimenti può avvenire un miracolo. Occorre però cercarlo, immaginarlo: il miracolo di una “Sulmona nuova” è quello che si vorrebbe. La campagna elettorale fa fatica a prendere ritmo e a presagire quel risveglio necessario a rassicurare dalle incertezze e a nutrire le speranze. I paesaggi pre-elettorali sanno di stantio, un déjà vu che incute timore e sgomento. Allo stato attuale si parla del nulla: i politici vuoti e rampanti sognano la lista più votata, i capibastone fanno i conti con l’arguzia e un pizzico di mala-fede, gli ego-distonici godono in anticipo della vittoria desiderata; gli idealisti non trovano né tattica né strategia.I giochi delle alleanze sono fermi: la campagna elettorale è in ritardo come fiore di primavera che non riesce a sbocciare. Non potrebbe essere diversamente. Il “fiore che non sboccia” sono i contenuti, le idee, i progetti da realizzare, gli interventi da sistematizzare, gli orientamenti politici, sociali, economici da dare. Quelli veri, fatti di concretezza che dovranno dettare programmazione e procedure. Sorge un’altra osservazione dai fatti percepiti in questa fase di preparazione elettorale, che rimanda al pensiero di Norberto Bobbio, quando si chiedeva se destra e sinistra esistono ancora. Noi aggiungiamo: in una piccola comunità che cerca di resistere quale significato mantengono? In una piccola comunità dell’entroterra, compressa dalla povertà sociale, dal disimpegno politico, dai cambiamenti su vasta scala quale senso rimane, quale differenza il cittadino deve leggere,partecipare, tra destra e sinistra, per la sua scelta elettorale? Un modo ci sarebbe per poter scegliere nel mare magnum di suggestioni, impegni, promesse che, come in ogni elezione, lecoalizioni diffonderanno tra breve. Lo mutuiamo da un intervento di Rita Borsellino che diceva: “Il nodo della collusione politica va sciolto una volta per sempre. I partiti -i raggruppamenti- hanno il dovere di essere al di sopra dei sospetti. Devono “dare l’esempio”. Chi rappresenta il popolo non può permettersi di suscitare il minimo dubbio sulla propria condotta morale”. Questo è forse l’indizio da seguire per scegliere la nostra, nuova rappresentanza.
Esempi ne sono stati dati tanti e svariati.
Peccato che ancora dietro le quinte ci siano ancora gli stessi personaggi inguaiati che decideranno il nostro futuro.