SEDICI ANNI DOPO IL SISMA, LA VALLE PELIGNA RICORDA LE SUE GIOVANI VITTIME
Sedici anni. Un tempo che sembra lungo, ma che non basta a lenire il dolore di chi ha perso una persona cara nella tragica notte del 6 aprile 2009. Una notte che ha spezzato vite, sogni e futuro. Una notte che ha distrutto L’Aquila, lasciando cicatrici profonde anche nella Valle Peligna, che oggi torna a commemorare i suoi figli scomparsi troppo presto.
Tra loro c’era Roberta Zavarella, 25 anni, di Sulmona. Studentessa brillante, vicina alla laurea in ingegneria, perse la vita nel crollo di un edificio in una traversa di via XX Settembre. La laurea le fu assegnata postuma dall’Università dell’Aquila, come tributo alla sua tenacia e al suo impegno. Per tre giorni Roberta fu tra i dispersi: i genitori, nel dolore e nell’angoscia, attesero fino al momento del riconoscimento tra le salme ancora senza nome. Ancora oggi, nella memoria di chi l’ha conosciuta, brilla la sua immagine sorridente. “Mancheranno il suo sorriso e la sua semplicità”, scrissero con affetto e struggente dolore i suoi cari nei messaggi di cordoglio.
La comunità di Raiano ricorda Carmelina Iovine, 23 anni, anche lei vittima del terremoto. Laureata e con il sogno di diventare psicologa, era all’Aquila per frequentare un corso di specializzazione. I genitori quella sera non volevano che partisse, temevano per le continue scosse. Ma Carmelina decise comunque di raggiungere il fidanzato Matteo, nella casa di via Gabriele D’Annunzio. Fu lì che il destino li sorprese e li portò via insieme.
Il dolore tocca anche Tocco da Casauria, che piange ancora Enza Terzini, 21 anni, studentessa di scienze biologiche. La sua figura è talmente radicata nel cuore dei suoi concittadini che alla sua memoria è stata intitolata la scuola dell’infanzia del paese. Un segno tangibile per non dimenticare chi aveva ancora tutta la vita davanti.
Commovente anche il ricordo dei tre studenti universitari di Torre dè Passeri: Marina Di Battista e Daniela Bortoletti, entrambe 22enni e iscritte alla facoltà di ingegneria gestionale, e Tonino Colonna. Le loro vite, così come quelle di tanti altri giovani, si sono fermate sotto le macerie, lasciando un vuoto che il tempo non riesce a colmare.
A sedici anni da quella tragica notte, le comunità abruzzesi non dimenticano. Ogni anniversario rinnova il dolore ma anche il dovere della memoria. Perché dietro ogni nome c’era una storia, un progetto, un amore. E soprattutto una speranza, quella che oggi, nel silenzio delle commemorazioni, continua a vivere.