L’AQUILA 16 ANNI DOPO IL SISMA : MERCATINI E MEMORIA?
Ogni volta che passeggio per il centro storico dell’Aquila, provo una strana mescolanza di emozioni. Da un lato, ammiro la ricostruzione privata, che ha riportato la ricostruzione dei palazzi storici, angoli di bellezza che sembravano perduti per sempre. Dall’altro, mi amareggia profondamente vedere quanto la ricostruzione pubblica sia ancora in affanno, come le scuole con cantieri infiniti, spazi lasciati a metà e una pavimentazione del centro che ferisce gli occhi.
Ma ciò che più ferisce è il silenzio. Il centro storico dell’Aquila, il cuore pulsante della città, è vuoto. Non c’è più vita, non c’è più il fermento di una comunità che si incontra, discute, cresce insieme. Non si è pensato a un’integrazione con la periferia e le frazioni, non si è investito in trasporti pubblici adeguati che portassero le persone in centro, non si sono creati parcheggi di scambio per facilitare l’accesso, non si è pensato a soluzioni moderne, a un tessuto urbano che fosse accogliente e sostenibile. E mentre altre città come Pescara piantano alberi nelle strade centrali e ripensano gli spazi urbani per migliorare il clima e la qualità della vita, qui all’Aquila siamo ancora fermi a scelte miopi, a decisioni che non guardano oltre l’immediato.
E ora, a ridosso del 6 aprile, del sedicesimo anniversario del terremoto che ha segnato per sempre questa città, quale sarebbe l’idea per riportare la vita in centro? Un mercatino. Sì, proprio un mercatino nel giorno della memoria.
Le persone che ci hanno lasciato quel giorno meritano di essere ricordate con la vita, con progetti che abbiano una visione, con azioni che rendano la città viva e rivolta al futuro. Ma il 6 aprile non è un giorno come gli altri. È il giorno in cui tutta L’Aquila si stringe in un unico respiro, in un dolore che non si spegne, ma si trasforma in impegno, in rispetto, in riflessione.
Organizzare un mercatino in questa data non è solo una scelta discutibile, è un errore che ferisce, che mostra ancora una volta l’incapacità di chi governa questa città di comprenderne l’anima, la storia, la sofferenza. Non servono soluzioni superficiali, non bastano eventi di facciata: serve un progetto per il futuro dell’Aquila per la ricostruzione sociale e della rete dei suoi abitanti, un futuro che sappia coniugare memoria e rinascita con intelligenza e sensibilità.
E invece, ancora una volta, ci troviamo di fronte a un’occasione mancata, ad un inopportuno contentino, messo così a caso il 6 aprile che si somma ad errori, dopo errori, dopo errori e che testimoniano la mancanza di genius loci di chi governa questa città.
Tristezza infinita.
L’avidità dei privati e l’amministrazione frode hanno contribuito a questo stallo.
Adesso che ci sono abitazioni per 150.000 persone con una popolazione di 65.000, ci si chiede come mai..
E non è ancora finita !!!! Ricominciano a lamentarsi, piangere e ingrassare.
Politici e amministratori da sballo per alcuni, ma falliti ed incapaci se non corrotti per il resto.