LA GRANDE STORIA DELLA POLENTA DEI CAPULLI DI COLLETTARA DI SCOPPITO

Di secoli ne sono passati dal Concilio di Trento (1545-1563). Ma la polenta dei Capulli, a Collettara di Scoppito, ogni anno rinnova la secolare tradizione. Gens Capulli, non cognome quindi, ma comunità di ebrei cristianizzati dai concilianti a Trento, il giorno di San Fabiano (20 gennaio) grazie ad un nobile romano che aveva preso a cuore quella gente perseguitata. Si chiamava Capullus, poi Capulli.  Ed ecco che questa fetta di popolo ebraico, da Roma venne sistemata a Collettara di Scoppito, ad un passo dall’antica città di Amiternum. E da allora la prima domenica dopo il giorno dedicato a San Fabiano, le famiglie Capulli di Collettara preparano la famosa polenta che offrono a tutti i passanti per le vie di Collettara. Polenta bianca, ma condita con ciccioli di maiale. Perché il grasso di maiale nel condimento? Semplice. Per dimostrare la loro reale cristianizzazione, poiché gli ebrei carne suina non ne possono mangiare. Chiaramente con la cristianizzazione sparirono tutti i documenti che richiamavano all’origine giudaica degli odierni Capulli. La documentazione non c’è più, come detto, ma la tradizione orale di padre in figlio non si è persa nei secoli. La cristianizzazione dei Capulli, non costò molto a quella gente, poiché evitò loro progrom, persecuzioni e i forni crematori dei nazi-fascisti. Anche perché il Cristo in croce e San Pietro, crocifisso a testa in giù, altro non erano che ebrei come loro.

Gios.

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