I MEDICI? FACCIANO MEGLIO DELLE ASL…
di Luigi Liberatore – E’ di poche ore fa la notizia che due giovani medici andranno a rafforzare (diciamo a colmare in parte) l’organico rispettivamente negli ospedali di Sulmona e di Castel di Sangro. Viene da crederci perché l’annuncio viene dato dal presidente dell’Ordine dei medici della Regione e non dalla Asl cui andranno a prestare servizio. Tutto qui? No. Per onestà di cronaca dobbiamo dire che Alessandro Grimaldi, appunto il presidente dell’Ordine dei medici, accompagna la notizia con la speranza che l’arrivo dei due dottori sia il preludio per il rilancio dei due ospedali la cui chiusura, dice, arrecherebbe invece conseguenze gravi alle comunità locali. Per onestà intellettuale, il dottor Grimaldi riferisce che i piccoli ospedali non hanno fascino per i nuovi medici i quali preferiscono le grandi città dove condizioni di lavoro e progressioni di carriera sono allettanti. Grimaldi ha detto esplicitamente che laddove manchi l’ospedale, l’ambulatorio, l’ufficio postale e la scuola, la gente se ne va perché non ci sono più le condizioni di vivere in maniera dignitosa. Ed ha affermato che rafforzare gli ospedali di Castel di Sangro e Sulmona è essenziale per preservare la vitalità dei territori. Grimaldi ha dato, con la notizia dell’arrivo dei due medici, una lezione di geo politica nel senso di applicazione della politica nella geografica fisica e umana che fa onore a lui stesso ma che dimentica due interlocutori prossimi come destinatari: la Asl e i giovani medici. Sulla Asl, almeno la nostra, è lecito stendere un sofferente tappeto polveroso perché come istituzione di governo della sanità merita il proscioglimento per vizio mentale, cioè politico, espletando da tempo il compito di carrozzone inteso come rifugio amministrativo dei trombettieri del re. In quanto ai giovani medici, Grimaldi ha detto una cosa vera e cioè che essi vanno alla ricerca di una retribuzione adeguata e di un palcoscenico di grande evidenza. I soldi nella Sanità sono sempre pochi ed è lecito chiedersi perché sono sempre tanti e disponibili per le classi politiche, fatte per lo più da semi analfabeti. Hanno ragione, ecco perché abbondano politici e amministratori e mancano, invece, i medici. Ma il medico, tuttavia, ha una universalità che i politici non hanno, appartiene al mondo della sofferenza, al mondo dei malati, ai poveri e dunque al giuramento di Ippocrate. Alessandro Grimaldi ha detto che dove non c’è un impiegato postale, un maestro, un farmacista e un medico la gente scappa. I medici riscoprano pure le modeste virtù dell’impiegato d’anagrafe, del postino e dell’infermiere cosicchè gli ambulatori e gli ospedali tornino a vivere. Al di là delle Asl e dei direttori generali. Per i sognatori come me, e come esempio per i giovani medici, chiamo a testimonianza Albert Schweitzer…
Nuovi contratti di lavoro e cancellare la Asl inadempiente.