MAXI EREDITÀ DI PRATOLA PELIGNA, LA PROCURA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE DEL CASO
Finisce in una bolla di sapone l’inchiesta penale avviata dalla procura di Sulmona sulla maxi eredità attorno alla quale si era scatenata la lotta tra parenti e conoscenti di Anita Vallera, l’anziana di Pratola Peligna deceduta alla fine di settembre del 2023. Il sostituto procuratore Edoardo Mariotti, ha infatti chiesto al giudice per l’indagini preliminari l’archiviazione del caso. Secondo Mariotti, infatti, non ci sarebbero previsioni di condanna a carico degli indagati. Per la procura non sono emersi elementi evidenti per provare la circonvenzione d’incapace ipotizzata nella denuncia. Sotto inchiesta, dopo la morte di Anita Vallera, erano finiti Giuseppe Iacobucci, Onorina Puglielli, Antonio Spadafora, Enrica Spadofora e Gisella Spadafora. Al termine delle indagini preliminari, dopo aver acquisito le perizie, la procura aveva tirato dentro anche Simona Miceli, la vicina di casa che aveva denunciato i nipoti della donna per circonvenzione d’incapace. Alla giovane vicina di casa la procura contestava di aver utilizzato il bancomat dell’anziana per produrre un estratto conto e verificarne l’entità.
I fatti sono avvenuti nella cittadina peligna, dal novembre 2021 all’ottobre 2022. L’inchiesta era scaturita dalla denuncia della vicina di casa della 90enne, Simona Miceli, che era stata nominata erede universale davanti al notaio. L’accusa per i cinque era quella di aver circuito l’anziana parente per intascare la somma di 450 mila euro. Secondo l’imputazione i cinque nipoti avevano indotto “l’anziana ad interrompere i contatti con le persone fino a quel momento a lei vicine” fino al trasferimento della somma di denaro, con la causale “regalo ai nipoti”, al conto corrente cointestato a tre dei cinque indagati i quali poi, si evince dell’accusa, “hanno trasferito le somme di denaro sui propri conti personali”. La procura aveva contestato inoltre ad Antonio Spadafora di “aver abusato della patologia di Annita Vallera, affetta da declino cognitivo, per indurre la stessa a recarsi allo studio di un notaio per farsi ottenere un testamento a suo favore”.
Di parere contrario le difese, rappresentate dagli avvocati Mario Tedeschi, Luca Tirabassi, Vincenzo Margiotta e Luigi Di Loreto, che hanno presentato le memorie, facendo notare che l’anziana aveva effettuato solo dei bonifici ai nipoti e non c’era stata alcuna costrizione o circonvenzione. Nel corso delle indagini la procura aveva effettuato un sequestro preventivo della somma di 450 mila euro, poi annullato dal Tribunale del Riesame dell’Aquila e aveva acquisito quattro testamenti che l’anziana aveva sottoscritto nel corso del tempo.
Sono state inoltre disposte due perizie per valutare la capacità d’intendere e volere dell’anziana al momento dei fatti. La procura, dopo aver esaminato le memorie difensive, ha ritirato le accuse per tutti gli indagati, ritenendo che l’ipotesi di reato di circonvenzione d’incapace non è stata accertata o comunque “non è palese dall’analisi della documentazione”. Ragion per cui è stata presentata richiesta di archiviazione al gip, chiamato a decidere se scrivere la parola fine sulla vicenda o disporre ulteriori accertamenti.
Tuttavia la vicenda è la conseguente battaglia per l’eredità contesa continua in sede civile dove parenti e vicina di casa si daranno battaglia per vedere riconosciute le loro ragioni. Il giudice civilistico dovrà infatti decidere quale dei quattro testamenti firmato da Anita Vallera è valido. Di solito viene indicato tale l’ultimo documento sottoscritto in ordine di tempo dall’anziana. Ma anche qui i pareri sarebbero discordi. Insomma una battaglia che sembra annunciare ulteriori colpi di scena.