SULMONA E L’AMBIENTE DIMENTICATO: PIZZOLA ACCUSA LA POLITICA

L’ambiente e la sua tutela rappresentano da decenni il grande assente della politica cittadina a Sulmona. A denunciarlo è Mario Pizzola, esponente del coordinamento “Per il Clima Fuori dal Fossile”, che in una nota ha evidenziato come la città, pur essendo il baricentro del sistema dei parchi della Regione Abruzzo, continui a trascurare la questione ambientale. Una mancanza ancor più grave se si considera che l’ambiente è strettamente legato alla salute pubblica, all’uso del territorio, all’energia, alla cultura e alla storia locale.

Pizzola ricorda come già nei primi anni ’90, in occasione dell’istituzione del Parco Nazionale della Maiella, la politica cittadina si sia opposta all’inclusione dell’intero Monte Morrone nel perimetro del parco, diffondendo timori infondati sul presunto “ingessamento” delle attività pedemontane. Solo grazie all’azione di alcuni consiglieri comunali si riuscì a includere almeno l’Abbazia Celestiniana.

Industria e rifiuti: un modello insostenibile

Negli anni, Sulmona ha visto declinare le attività industriali storiche come l’ACE e la FIAT, mentre le nuove proposte hanno avuto un carattere fortemente inquinante. Pizzola cita il caso dell’inceneritore “La Coccinella” per i rifiuti ospedalieri, che avrebbe dovuto sorgere a Santa Rufina, fermato solo grazie alla mobilitazione popolare, e il tentativo di Toto di realizzare una mega cava e un cementificio a Case Pente, bloccato da una massiccia protesta cittadina.

Emblematico anche il caso del Cogesa, un impianto nato per servire un comprensorio ristretto e poi espanso fino a includere 65 Comuni. Secondo il coordinamento, la logica aziendalistica ha preso il sopravvento sulla funzione di servizio alla comunità, con ricadute ambientali e gestionali negative. In quest’ottica si inseriscono progetti contestati come la produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario) e l’impianto Get-Energy, considerato un inceneritore mascherato.

Il “capolavoro” della Snam e il consumo di suolo

Uno dei punti più critici riguarda l’installazione della centrale Snam, definita “il capolavoro dell’inettitudine politica”. Pizzola denuncia l’assenza di benefici economici e occupazionali a fronte di gravi danni ambientali: la distruzione di aree verdi, l’inquinamento atmosferico, la compromissione dell’habitat dell’orso marsicano e la cancellazione di un sito archeologico di 4.200 anni fa. A peggiorare la situazione, l’inquinamento della turbogas Metaenergia, insediatasi senza opposizione politica.

Il verde pubblico, denuncia il coordinamento, è stato gestito con “motoseghe” anziché con un piano di tutela. Esemplare il caso della villa comunale, il cui scempio è stato fermato solo dall’intervento della magistratura, e l’abbattimento di alberi in piazza Garibaldi, avvenuto nonostante un tecnico avesse indicato solo controlli periodici. Sulmona resta priva di un ufficio per la cura del verde e di un censimento del patrimonio arboreo.

A peggiorare il quadro, il consumo di suolo più alto d’Abruzzo, come certificato dal rapporto ISPRA, e l’espansione edilizia incontrollata, con casi come quello di via Tratturo, dove un’area destinata a parco urbano è stata trasformata in un’area residenziale con fondi pubblici.

Sulmona può cambiare rotta?

Pizzola conclude con una riflessione sulla politica cittadina. Anche in vista delle elezioni comunali, le tematiche ambientali restano marginali nel dibattito politico. La domanda è se il futuro sindaco avrà il coraggio di invertire la rotta rispetto ai fallimenti del passato o se l’ambiente resterà ancora una volta l’elemento sacrificabile delle scelte amministrative.

 

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