IL GRANDE TORTO DI MARSILIO? QUELLO DI AVER PARLATO PRIMA DI AGIRE…

di Luigi Liberatore – So di ficcarmi nel folto di un ginepraio senza vie d’uscita e di prendermi tanti giudizi sprezzanti al limite delle ingiurie se non delle offese. È il prezzo che sento di poter pagare al mio senso di libertà nella interpretazione dei fatti e degli atti che mai e poi mai, però, si nasconde dietro l’ipocrisia. Il presidente Marco Marsilio si è messo da solo sulla graticola perché ha ceduto alla seduzione della parola, penso perché inebriato dal potere, con quei messaggi e chat interni di partito con i quali anticipava le sue impopolari mosse politiche da rendere pubbliche solo dopo le elezioni. Si capisce immediatamente perché questa scelta, per non offrire spunti ad avversari, animalisti, ambientalisti, polemisti di ogni estrazione che avrebbero potuto in qualche maniera attenuare le simpatie elettorali verso Fratelli d’Italia. Mi sento a disagio di dover in questa circostanza spendere qualche riga a sostegno di Marco Marsilio, tuttavia non mi sporco la coscienza nel dire che il presidente della Giunta regionale d’Abruzzo si è comportato da politico compiuto, e di rilevare l’abuso di ipocrisia, invece, da parte della sinistra. Vado a Marsilio. So che abbia nel suo curriculum studi di filosofia, tuttavia mi sembra che abbia dimenticato Seneca che in questo frangente gli sarebbe stato d’aiuto: “Il saggio non dice mai tutto quello che pensa, ma sempre ciò che conviene dire”. Lo hanno tradito i messaggi, le chat interne che in quanto a segretezza sono come l’orecchio di Dionisio, e poi il delirio di onnipotenza. Veniamo ai detrattori, alla sinistra soprattutto che accusa il presidente Marsilio di trattare la gente d’Abruzzo come analfabeti. Bene. È un fiume di ipocrisia che scorre in questa vicenda almeno a leggere l’impennata moralista del senatore Luciano D’Alfonso quasi che lui uscisse fresco fresco d’oratorio e non fosse immerso totalmente nel mare che avvolge Marsilio. La sinistra vuole giustizia? Ebbene chi ha memoria non può dimenticare che fu Giuliano Amato, il socialista Giuliano Amato, ad asciugare i conti correnti degli italiani nella notte del  venerdì 10 luglio 1992 col prelievo forzoso di noventatremila miliardi, come manovra complessiva, per pareggiare i conti dello Stato Italiano. Amato non disse niente a nessuno e forse fu fortunato che non esistessero le chat. Marsilio si è fatto fregare perché è un pasticcione ancorché la trivellazione in mare, la ricerca del gas nel lago di Bomba e il gasdotto Sulmona-Foligno siano opere di interesse nazionale. Il presidente della Giunta regionale d’Abruzzo ha avuto il torto di parlare prima di agire. Però dobbiamo dire che Giuliano Amato era e rimane ancora il dottor Sottile!

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