CRISI MARELLI: IL GRIDO D’ALLARME DI ANDREA CRUGNALE (FIOM)
Sedici lavoratori in meno in soli sessanta giorni. La Marelli di Sulmona continua a perdere dipendenti, segnale di una crisi sempre più profonda che investe il settore automotive e mette in seria difficoltà lo stabilimento. Attualmente il numero dei dipendenti è sceso da 460 a 444, ma il dato più preoccupante riguarda gli esuberi: 147, un numero superiore rispetto a quello dichiarato dodici mesi fa.
A lanciare l’allarme è Andrea Crugnale, rappresentante della RSU Fiom, che non usa mezzi termini per descrivere la situazione. “Ad oggi non sappiamo più cosa produrre. Dell’attuale commessa abbiamo una lavorazione che Sevel ha deciso di reinternalizzare: la produzione dei semi-corner e ammortizzatori”, spiega Crugnale, evidenziando come la commessa attuale sia garantita fino al 2031, ma senza certezze per il futuro.
Intanto, i lavoratori sono costretti a operare con un contratto di solidarietà che prevede una riduzione lavorativa del 45%, con un impatto significativo sulle loro entrate economiche. La mancata riattivazione del turno notturno e il proseguimento dell’attività su soli due turni giornalieri non fanno che aggravare la situazione. Meno lavoro equivale a una busta paga più leggera, con un taglio che si traduce in circa 400 euro in meno al mese, arrivando a una perdita di 4.000 euro annui.
Crugnale critica apertamente anche il modo in cui è stato presentato il premio di produzione. “Parlare di premio produzione come se avessimo vinto al gratta e vinci è fastidioso. Non è rispettoso nei confronti dei lavoratori”, afferma il sindacalista, sottolineando che il bonus è previsto dal contratto collettivo e che alcuni target erano irraggiungibili.
In un contesto già critico, Crugnale esprime preoccupazione per il futuro dello stabilimento e dei suoi dipendenti. “Mi auguro che in futuro ci sia più attenzione sulla situazione di Marelli, perché non bisogna dimenticare che dietro un titolo ci sono lavoratori e lavoratrici, che fanno sacrifici e perdono salario”, conclude.
Le preoccupazioni della Fiom si uniscono a quelle dei lavoratori, che continuano a vivere nell’incertezza. La crisi della Marelli di Sulmona non è solo un problema aziendale, ma un segnale di allarme per l’intero comparto industriale del territorio, con il rischio concreto di un progressivo impoverimento occupazionale ed economico.