CONSUMI DI BEVANDE ZUCCHERATE TRA BAMBINI E ADOLESCENTI: L’ALLARME DI UNO STUDIO
A cura del dott. Maurizio Proietti
Un nuovo studio fa luce sui gravi impatti per la salute e l’ambiente legati all’aumento dei consumi di bevande zuccherate tra bambini e adolescenti. La ricerca, condotta in 185 Paesi, ha monitorato le abitudini di consumo tra i 3 e i 19 anni dal 1990 al 2018, registrando dati allarmanti: nel 2018, il consumo settimanale medio variava da 3,6 porzioni (circa 250 ml l’una) nell’Asia del Sud fino a un massimo di 9,1 porzioni in America Latina e nei Caraibi, con un consumo maggiore tra gli adolescenti nelle aree urbane. Dal 1990 al 2016, il consumo è aumentato del 23%, con picchi impressionanti nell’Africa Subsahariana, dove si è registrata una crescita del 106%. Nel 2018, 56 Paesi avevano consumi settimanali superiori alle 7 porzioni, coinvolgendo oltre 238 milioni di bambini e adolescenti, il 10% della popolazione giovanile globale.
Bevande zuccherate e obesità infantile: una correlazione preoccupante
Lo studio ha evidenziato che l’aumento dei consumi di bevande zuccherate coincide con un incremento dei tassi di obesità e sovrappeso nei giovani. Una tendenza che dovrebbe spingere governi e operatori sanitari ad adottare interventi urgenti per limitare i danni di questa abitudine alimentare. Tra le misure proposte spiccano l’introduzione di una tassa proporzionale al contenuto di zucchero, un divieto o limitazioni severe alla pubblicità di queste bevande, l’educazione al consumo consapevole nelle scuole e nelle famiglie, e un impegno degli adulti come modelli positivi per i più giovani. Gli interventi sono particolarmente urgenti in regioni come l’Africa Subsahariana e l’America Latina, ma anche Paesi come l’Italia sono chiamati a fare la propria parte.
La Big Soda si oppone: gli argomenti dell’industria delle bevande zuccherate
Il settore delle bevande zuccherate, spesso chiamato “Big Soda”, sta già opponendo resistenza a queste misure preventive, appellandosi a possibili ripercussioni economiche e occupazionali. Questo tipo di difesa, come descritto nel documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sui determinanti commerciali delle malattie, è una strategia nota. La Big Soda afferma che le limitazioni al marketing danneggerebbero l’economia e che gli effetti positivi della sugar tax su obesità e sovrappeso sono ancora poco chiari, nonostante la letteratura scientifica sia ricca di studi che ne dimostrano l’efficacia.
Costi e benefici: salute pubblica e ambiente al primo posto
I benefici di un consumo ridotto di bevande zuccherate sono indubbi, sia per la salute pubblica sia per l’ambiente. Le bevande zuccherate sono energivore nella produzione e sono tra i principali responsabili della dispersione di plastiche, un costo ambientale che la società non può più ignorare. Sebbene la riduzione del consumo inciderà inevitabilmente sui profitti dell’industria, il risparmio in termini di salute e i benefici ambientali sono vantaggi di cui l’intera comunità globale potrà beneficiare.
Come Big Soda Manipola la Scienza per Vendere Più Bevande Zuccherate
Un’inchiesta de Il Fatto Alimentare denuncia come le grandi multinazionali delle bevande zuccherate – definite “Big Soda” – abbiano adottato tattiche simili a quelle di “Big Tobacco” per disinformare il pubblico e negare i danni dei loro prodotti. Dagli anni ’90 del XX secolo, Big Soda manipola dati e sponsorizza ricerche per distorcere il legame tra bevande zuccherate e obesità, diabete, malattie cardiovascolari e tumori, salvaguardando così un mercato miliardario.
I Legami tra Big Food e Ricerca Scientifica
Sophie Borland, in un’indagine pubblicata sul British Medical Journal, ha rivelato che 11 dei 17 membri del SACN (Comitato Scientifico Consultivo sulla Nutrizione britannico) ricevono finanziamenti da Big Food, incluse multinazionali come Nestlé, Coca-Cola e PepsiCo. Nonostante il SACN emetta linee guida su alimentazione e salute, le sue conclusioni sugli alimenti ultra-processati risultano spesso caute, suscitando dubbi sull’indipendenza del comitato. Anche in Gran Bretagna, i tassi di obesità e malattie legate alla dieta sono in costante aumento.
Alcuni esperti sostengono che i finanziamenti industriali siano inevitabili per sostenere la ricerca. Tuttavia, altri, come il medico Chris van Tulleken, avvertono che anche piccoli contributi possono influenzare i pareri scientifici, e raccomandano di escludere dal SACN membri con legami industriali per ripristinare la trasparenza e la fiducia del pubblico.
La questione dei conflitti d’interesse si estende alla politica. Ad esempio, Victoria Atkins, Segretaria di Stato per la Salute, è legata a British Sugar tramite il marito, ma il governo britannico ha mantenuto riservate alcune comunicazioni con l’industria alimentare su possibili restrizioni pubblicitarie. Secondo van Tulleken, allontanare i consulenti con legami industriali è un passo necessario per dare priorità alla salute pubblica nella lotta contro obesità e malattie correlate.
Bibliografia e sitografia
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https://ilfattoalimentare.it/recensione-libro-big-soda-scienza.html
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