REPLICA ALLA SNAM

In relazione alla nota della società Snam pubblicata su ReteAbruzzo il 9 febbraio scorso il Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile di Sulmona intende precisare quanto segue:

Il cantiere della centrale Snam a Case Pente è illegale perché avviato senza effettuare tutte le prescrizioni ante operam stabilite obbligatoriamente dal Decreto di Valutazione Impatto Ambientale; ed è illegale perché l’autorizzazione a costruire è scaduta il 7 marzo del 2023 e mai più rinnovata dal Governo. Ciò che più meraviglia è il silenzio e l’inerzia delle autorità preposte che sono a conoscenza da tempo della illegalità del cantiere. 

La centrale e il metanodotto sono imposte contro la volontà delle istituzioni e dei cittadini perché il Comune di Sulmona ha detto no al progetto Snam attraverso 11 delibere di Consiglio comunale, e soprattutto le Regioni Abruzzo e Umbria – che rappresentano l’80 per cento del territorio attraversato dal metanodotto Sulmona – Foligno – hanno negato l’intesa con lo Stato. Ciò nonostante, l’opera, per favorire la Snam, è stata autorizzata ugualmente dal Governo. 

Per l’interramento del gasdotto lungo tutto l’Appennino saranno abbattuti 2 milioni di alberi causando un disastro ecologico senza precedenti in territori che sono di grande qualità ambientale, con specie protette dall’Europa come l’Orso bruno marsicano ad altissimo rischio di estinzione. L’opera interferisce direttamente o indirettamente con Parchi nazionali e numerosi siti protetti dall’Unione Europea.

 

Un momento della manifestazione del comitato davanti al cantiere di Case Pente

 

Gli studi sismici effettuati dalla Snam sono risultati talmente carenti che l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è stato incaricato di rifarli daccapo, sia per la centrale di Sulmona che per il metanodotto Sulmona – Foligno. E’ incomprensibile ed inaccettabile che all’ l’INGV non sia stato affidato il compito di rifare gli studi anche per gli altri due tratti   Foligno – Sestino e Sestino – Minerbio, anch’essi a rischio sismico. L’applicazione del principio di precauzione imporrebbe che un’opera pericolosa come quella della Snam non venisse realizzata in aree, quali quelle dell’Appennino, colpite ripetutamente da tragici terremoti.

Non si comprende perché ad altra società, la Lafarge Cementi, è stata negata a priori la possibilità di insediarsi a Case Pente, in quanto area di importante interesse archeologico, mentre alla società Snam sono state spalancate le porte per costruire la sua inutile centrale nello stesso sito. Il fatto che le ruspe della Snam abbiano distrutto preziose testimonianze storiche – quali le tracce di un villaggio protostorico risalente a 4200 anni fa – con l’autorizzazione del Ministero della Cultura, non cambia la gravità di quanto avvenuto: si tratta di un vero e proprio crimine culturale, inconcepibile in uno Stato che tutela le proprie ricchezze archeologiche. 

L’opera è “strategica” solo per i profitti della Snam. La Linea Adriatica è una infrastruttura energetica della quale l’Italia non ha alcun bisogno perché i consumi di gas sono in forte calo sia nel nostro Paese che in Europa. In particolare, in Italia si è verificato un crollo dei consumi, passando dai 76 miliardi di metri cubi del 2021 ai 61,5 miliardi di mc di oggi. E tutti gli studi in materia dicono che nei prossimi anni i consumi di gas continueranno a scendere. Ciò significa che più che realizzare nuovi impianti metaniferi dovremmo cominciare a dismettere quelli in surplus. I due miliardi e 500 milioni di euro che saranno sperperati per la Linea Adriatica – e che saranno pagati dai cittadini attraverso la bolletta energetica – potrebbero essere utilizzati invece per combattere il cambiamento climatico attraverso lo sviluppo delle energie pulite e rinnovabili e la messa in sicurezza del territorio italiano.

 

                                                                                                     Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile 


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Un commento su “REPLICA ALLA SNAM

  • Se non l’avessimo capito il progetto serve all’Europa e serve anche per avere la possibilità di trasportare il gas in caso di non utilizzabilità della esistente Tap.
    Mi consola sapere
    che il gasdotto è già predisposto per trasportare idrogeno.
    La centrale di spinta, mi terrorizza, invece.
    Riconoscente e ammirata nei riguardi di
    quanti si sono battuti realmente e ancora si battono contro la realizzazione del progetto, fatto che consente di tenere comunque alta l ‘attenzione e la tensione ( si consideri, l’ incarico dato all’ InGV per lo studio dell’ impatto sulla faglia ) e considerando le affermazioni della Snam circa la tutela ambientale e archeologica un impegno, riporto quanto segue:
    (,Fonte
    © 2025 ilDolomiti.it )
    Ambiente
    “Un progetto autorizzato nel pieno rispetto della normativa”: la replica della Snam alle proteste contro la centrale gas di Sulmona in Abruzzo.

    Abbiamo recentemente dato voce alla protesta di Mario Pizzola e Alba Silvani, due attivisti della Campagna “Per il clima, fuori dal fossile”, che martedì scorso si sono incatenati al cancello d’ingresso del cantiere Snam di Case Pente, alla periferia di Sulmona, alle pendici del Monte Morrone e a pochi chilometri dai confini del Parco nazionale della Majella. La Snam ha scritto a L’AltraMontagna per “fornire alcune doverose rettifiche”, che riportiamo

    Redazione 11 settembre | 17:00
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    Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
    di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
    Su L’AltraMontagna abbiamo recentemente dato voce (in questo articolo) alla protesta di Mario Pizzola e Alba Silvani, due attivisti della Campagna “Per il clima, fuori dal fossile”, che martedì scorso si sono incatenati al cancello d’ingresso del cantiere Snam (la società partecipata dallo Stato e quotata in Borsa che gestisce la rete metanifera del Paese) di Case Pente, alla periferia di Sulmona, alle pendici del Monte Morrone e a pochi chilometri dai confini del Parco nazionale della Majella.

    Si strattava di un’azione non violenta, che arriva dopo anni di manifestazioni e proteste relative alla costruzione di una centrale per la compressione del gas, parte del progetto di metanodotto Linea Adriatica. Secondo i comitati locali, le due infrastrutture sarebbero “totalmente inutili”, anche “perché il consumo di metano in Italia è crollato a 60 miliardi di metri cubi, 26 in meno rispetto al 2005 quando si è toccato il picco massimo

    La Snam ha scritto a L’AltraMontagna per “fornire alcune doverose rettifiche”, che riportiamo di seguito

    Nessun disastro ambientale
    Il titolo, non supportato da alcuna evidenza, è irricevibile e allarmistico: le opere di Snam, in Abruzzo come nel resto d’Italia – Paese in cui il Gruppo gestisce 33 mila km di reti – non sono infatti associabili ad alcun disastro ambientale.

    Come ha sempre fatto, Snam continua a infrastrutturare il Paese avendo cura di riportare le aree interessate dalla posa e dal passaggio dei propri metanodotti al loro stato originario, spesso lasciando il territorio in condizioni migliori di quelle di partenza. Al completo ripristino vegetazionale, Snam aggiunge monitoraggi ante, intra e post operam della fauna locale, e nessun impatto significativo è stato mai rilevato. Il Gruppo, del resto, ha ufficialmente integrato la tutela della biodiversità alla propria strategia.

    Un progetto autorizzato, nel pieno rispetto della normativa vigente
    Snam opera da sempre nel pieno rispetto della normativa vigente e delle necessarie autorizzazioni. Tutti i gasdotti del progetto Linea Adriatica sono ufficialmente approvati. Tutte concluse, inoltre, le procedure di VIA che, a differenza di quanto emerge dall’articolo e data la normativa vigente al momento dell’avvio del procedimento, non hanno alcun termine di validità e scadenza.

    Il cantiere della centrale di Sulmona non è illegale. Sulla sua VIA il Consiglio di Stato si è pronunciato più volte in favore, confermandone la validità con sentenze anche recenti, nel 2020 e nel 2021 (e anche nell’ambito dei giudizi che si sono riferiti all’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio). Sempre per la Centrale di Sulmona, nel 2023 il TAR Lazio ha confermato, con due sentenze passate in giudicato, la validità del decreto di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA relativa alle emissioni). Nell’area dell’impianto – infine – Snam ha anzitutto operato con lavori di bonifica e di archeologia preventiva, in stretto raccordo – come ovunque in Italia – con gli enti preposti e la locale Soprintendenza, che all’inizio di agosto ha poi rilasciato lo svincolo archeologico necessario alla fase successiva dei lavori.

    Un’opera strategica per la sicurezza energetica del Paese e dell’Europa, indifferibile e funzionale alla stessa transizione
    Il progetto Linea Adriatica, a differenza di quanto sostenuto nell’articolo, non è affatto inutile. Riconosciuta come progetto di interesse comune dall’Unione Europea e inserita, con riferimento alla sua fase 1, nella revisione del Pnrr, la Linea Adriatica è strategica per la sicurezza energetica del Paese e dell’Europa, aiutando a sbottigliare la direttrice sud-nord di trasporto del metano, sottopressione dopo la forte contrazione del gas importato dalla Russia, e abilitando anche l’export verso nord.

    Il calo della domanda annua italiana di gas non dipende interamente da fattori strutturali (e non è detto, pertanto, che si ripeta) e, in ogni caso, il sistema dev’essere dimensionato per gestire i picchi di domanda che in giorni particolari dell’anno possono sempre presentarsi. Il Pniec da poco inviato a Bruxelles, del resto, conferma anche al 2030 il ruolo centrale del gas nel mix delle fonti energetiche del nostro Paese, il secondo per consumi di gas dell’intera Unione Europea.

    I 425 km di metanodotti di nuova realizzazione previsti nell’ambito del progetto sono hydrogen ready, pronti cioè a veicolare non soltanto metano ma anche biometano e, appunto, idrogeno, abilitando così la transizione energetica e la decarbonizzazione perseguite da Snam (con questo e altri progetti), dal Paese e dall’Unione Europea.

    Marginale il costo dell’opera in bolletta
    La tariffa relativa al trasporto del gas incide solo per il 5% sulla bolletta pagata dai cittadini, sulla quale ha dunque un impatto del tutto marginale. La fase 1 del progetto Linea Adriatica, proprio perché rientrata nella revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza condotta in ottica REPower EU Plan (missione 7, investimento 13), si è peraltro aggiudicata un finanziamento di 375 milioni di euro, che si aggiunge a un ulteriore finanziamento di 300 milioni di euro già garantito da Cassa Depositi e Prestiti in riferimento al progetto Linea Adriatica nel suo complesso. Il costo complessivo dell’opera va poi considerato e ponderato alla luce dei costi che essa evita o riduce, concorrendo a mitigare la volatilità dei prezzi del gas e a scongiurare gli effetti dei mancati approvvigionamenti che in sua assenza non potrebbero essere esclusi.

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