UN UOMO “SOLO” AL COMANDO

di Massimo Di PaoloLa drammaticità è che la città è assopita, non pretende ascolto dopo gli accadimenti politici e amministrativi ultimi. I sulmonesi sembrano senza pretese, in una sorta di omertà generale. Tutti fermi, in un disimpegno catramoso che rende lenti i pensieri e bisbigli le critiche. Un compromesso emotivo con una delega in bianco quella firmata da Sulmona. Eppure nessuno sembra accorgersene. I piccoli tavoli di chi fa il mestiere di politico parlano di grandi idee e di grandi cose tralasciando l’urgente, il necessario: soprattutto il giusto. Il Califfato dei centro destra, in riunione, ha deciso: senza parlare e senza ipotizzare un progetto, una prospettiva. La scelta del candidato Sindaco priva di un contesto di idee se non per il pregevole profilo personale. Un Uomo solo al comando si suole dire. Imposto senza un battito di ciglia. È tradizione culturale della destra, in Italia e fuori Italia, con il rischio però che di vero possa restare unicamente il “solo”.

Di visione di città, di emergenze, di giustizia sociale, di marginalità, di decadimento urbano, paesaggistico, di moria di piccole e medie imprese, di ricollocazione politica, ancora non si sente nulla. Lontana è l’ipotesi di ricentrare Sulmona come obiettivo unico, per un intervento innanzitutto di solidarietà sociale che salvi il patrimonio, i servizi, e soprattutto le persone. Come pure, ed è la cosa più drammatica, i tirocinanti politici non hanno ancora aperto un dibattito serio, concreto prima di procedere nelle scelte e nella composizione delle listefatto di teorie e ipotesi sul metodo, sulle strategie organizzative per un impianto nuovo, innanzitutto del Consiglio comunale, poi della Giunta, ma, ancora di più, sulle funzioni delle Commissioni consiliari della prossima Amministrazione di Sulmona. Come dire, la tradizione, fatta su fallimenti politici, è un déjà vu: una coazione a ripetere. Tessere un nuovo abito al funzionamento politico richiede ora, e non domani, un taglio sartoriale; ora, e non domani, un approccio rivoluzionario alla costruzione delle premesse di funzionamento dell’apparato di governo. Non sono sufficienti gli accordi per il nominativo di un sindaco: non garantiscono nulla se il “malcapitato”, dopo il primo momento di gloria, si troverà impantanato in una melma di nonsense.

Il centro sinistra esce dalla vecchia esperienza con unimmagine e con risultati che decretano la grande occasione persa; non è più tempo di analisi e rendiconti, ma la traccia lasciata nella memoria dei cittadini è una traccia difficile da riparare. Se pur per riflesso, ad una débâcle di una compagine corrisponde il vantaggio della controparte. Non occorre verificarne le ragioni ole sfaccettature dei diversi ragionamenti che si possono fare: è un dato di fatto. Nonostante ciò, cosa avverrà in campagna elettorale è da vedersi. Un dato resta certo: non si ragiona su basi solide su come governare, nel futuro prossimo, Sulmona: come ricercare un assetto politico riconoscibile, forte e stabile con un parallelo, sincrono, processo di amministrazione efficiente.

Allo stato attuale sembra che le scuole di pensiero (sic!) che girano nelle comunelle politiche formatesi, potranno poco: non esprimono forza,  esperienze e  conoscenze per ipotizzare ed impiantare nuovi accordi e soprattutto nuovi funzionamenti. Sulmona petit partner dei baroni regionali questo sarà. E non si intravedono possibilità di avere prassi divergenti in grado di delineare un nuovo percorso a breve e medio termine per Sulmona.  Speriamo almeno di vedere ben fatto l’ordinario per risistemare la città per quel che si potrà.

Certo, non si tratta solo di metodo e di architettura amministrativa futura a cui pensare per tempo, si tratta anche di “coraggio”.

Che non si torni a camuffarsi dietro il remake grottesco di “tutto va bene, madama la marchesa”. Sulmona vuole un’Amministrazione coraggiosa e capace: per dettare regole di funzionamento, per colloquiare viso a viso con i dirigenti, per riqualificare i sistemi di Premialità e Governance del comparto comunale; per riorganizzare e valutare le produttività amministrative, per verificare e valutare i sistemi gestionali delle strutture in affidamento; per ridefinire responsabilità, funzioni e mandati a commercianti, gestori di strutture, Associazioni; per mettere mano al front office degli uffici, allefficientamento delle procedure burocratiche, alle prassi per l’impianto di nuove e auspicabili piccole e medie imprese; al decoro comportamentale e urbano per il centro storico.

Il coraggio di mostrare attenzione, progettualità, interventi verso quei segnali che vengono dalla gente, dalle famiglie in difficoltà numerose e sommerse: rimosse da passati e recenti governi cittadini.

In sostanza, l’invito ai gruppi politici, in autonomia e non da petite servante, è quello di ridefinire unalternativa di scopo, di unità e di interventi, per riaprire quanto prima non una discussione ma un’evoluzione per Sulmona nostra.

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