PIZZOLA MESSO ALLA PORTA? È UNA VERGOGNA!
di Luigi Liberatore – Chi segue questo giornale potrà trovare stravagante questo titolo. Io e Mario Pizzola stiamo su livelli ideologici diversi, accomunati, dico io, da una avversione di sentimenti o di reciproca antipatia che ci pone su rive opposte ma che non ci impedisce di avere considerazione per le rispettive idee. Io ho quasi sempre ironizzato sulle sue prese di posizione tutte delineate a una matrice di condanna verso le acquisizioni della modernità e di riabilitazione, da sognatore, del tempo che fu. L’ho considerato un simbolo da affidare più agli scavi archeologici che alla civiltà dei nostri giorni che ha bisogno di energia. Mai e poi mai mi sono sognato di deriderlo. Lui pure, con me, e con quanto scrivo, non è stato tenero nelle definizioni. Però ho provato indignazione per il modo in cui è stato trattato Mario Pizzola nella manifestazione indetta dalla Unuci, l’unione nazionale degli ufficiali in congedo.È stato allontanato per aver, silenziosamente, esposto da pacifista un suo cartello evidentemente critico rispetto al tema del secondo concorso riservato agli studenti dal titolo: ” Essere soldati al servizio di tutti” che si è celebrato nel palazzo dell’archivio di Stato. Pizzola esibiva il suo modesto foglio A3 con la scritta incerta ed elementare: “educhiamo i giovani alla pace e non alla guerra”. Capisco la molestia indotta da Pizzola in un ambito “soldatesco”, tuttavia non è assolutamente giustificabile il suo allontanamento militaresco. Mario Pizzola è finito in carcere tanti anni fa per rivendicare il suo pacifismo. Adesso non meritava di essere messo alla porta per una sua opinione. Tutto ciò è per me vergognoso. Fermo restando che io e lui siamo e resteremo per tanti altri problemi su rive opposte.
Luigi, é vero ci siamo trovati quasi sempre su posizioni contrapposte ma devo darti atto, in questo caso, della tua onestà intellettuale. Dirai: perché solo in questo caso? Perché non sarebbe male se tu esprimessi giudizi sereni, senza posizioni preconcette, anche sulle nostre iniziative ambientaliste. Ma tornando al tema: mi hanno cacciato perché, in totale silenzio, esponevo un cartello con la scritta “Educare i giovani alla pace non alla guerra”. Eppure tutti – dai governanti ai politici, dalla Chiesa agli educatori – dichiarano di volere la pace e non la guerra. Perché allora una scritta così universalmente condivisa dava fastidio?