“VORREI RESTARE A SULMONA PER LE CURE MEDICHE”, APPELLO DI UNA DONNA UCRAINA
Sulmona si prepara a dire addio a un gruppo di 40 rifugiati ucraini, tra cui 12 bambini, che giovedì 30 gennaio lasceranno l’hotel Manhattan Village in località Incoronata per essere trasferiti in nuovi centri di accoglienza ad Avezzano, Navelli e L’Aquila, con quest’ultima destinazione probabilmente collocata nella frazione di Roio. Il contratto tra il Comune e la struttura ricettiva sulmonese è giunto a scadenza e la convenzione non verrà rinnovata.
Il trasferimento, tuttavia, non avviene senza difficoltà. Molti rifugiati, che in questi due anni e mezzo hanno trovato assistenza presso le strutture sociali e il presidio ospedaliero di Sulmona, esprimono il loro disappunto per dover lasciare la città. Tra di loro, C. B., una 45enne ucraina che, con la figlia, si prepara a trasferirsi ad Avezzano. “Al Manhattan ci siamo trovati bene. Ad Avezzano andremo in una casa con una sola cucina e diverse camere, dove saranno ospitate tante, troppe famiglie”, afferma la donna con evidente preoccupazione.
La sua principale apprensione riguarda però le cure mediche. C. B. è infatti in cura nel reparto di dialisi dell’ospedale di Sulmona, diretto dal primario Paolo Cerasoli. “Le mie condizioni di salute sono molto migliorate da quando sono arrivata qui. Vorrei restare a Sulmona per continuare a essere seguita dal personale medico e dal primario Cerasoli, che è sempre stato competente, disponibile e sensibile”, racconta la donna, che non nasconde la sua gratitudine verso il reparto di nefrologia sulmonese.
Il caso di C. B. mette in luce le difficoltà e le incognite che il trasferimento comporta per questi rifugiati, i quali, oltre a dover affrontare un ulteriore cambiamento nelle loro vite già segnate dal conflitto in Ucraina, temono di perdere i legami costruiti con la comunità locale e l’accesso a servizi di supporto fondamentali.
L’hotel Manhattan Village ha rappresentato per molti di loro un punto di riferimento sicuro in un periodo di grande incertezza. Ora, con il trasferimento imminente, la comunità di Sulmona perde un pezzo del suo impegno solidale, mentre per i rifugiati si apre un nuovo capitolo, accompagnato da timori e speranze per il futuro.