LAGO DI SCANNO: SEI INDAGATI PER PRESUNTI DANNI AMBIENTALI

Avrebbero compromesso uno degli habitat naturali più preziosi all’interno di un sito protetto di interesse comunitario, distruggendo lo stato di conservazione della flora e delle sponde del Lago di Scanno. Sono sei le persone finite nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui lavori effettuati lungo il lago e sulla strada Circumlacuale.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Sulmona, Edoardo Mariotti, ha chiuso le indagini preliminari emettendo un avviso di garanzia per i professionisti coinvolti. Gli indagati, L.B., G.D.P., G.C., F.G.C., A.R.C. e A.L., che comprendono cinque figure legate alle ditte appaltatrici e subappaltatrici, oltre al responsabile dell’area tecnica del Comune di Scanno, avranno ora venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati, come previsto dalla legge.

Secondo le accuse, i sei avrebbero violato l’autorizzazione paesaggistica e disatteso le prescrizioni impartite dalla Soprintendenza. Le opere, avviate nel maggio scorso con una spesa complessiva di quasi 300mila euro, avevano come obiettivo il rafforzamento delle sponde lacustri, dalla foce del fiume fino all’hotel Acquevive, e il rifacimento dell’asfalto della strada Circumlacuale, finanziato dalla Provincia. Tuttavia, le indagini hanno portato alla luce presunte gravi irregolarità: nel primo tratto di sponda interessato dai lavori, “sono state eliminate quasi tutte le specie arboree presenti, lasciando in piedi solo cinque alberi tra tigli e ippocastani”.

L’inchiesta ha preso avvio da un’interrogazione del consigliere comunale di minoranza, Fernando Ciancarelli, che aveva chiesto chiarimenti al sindaco di Scanno, Giovanni Mastrogiovanni, sul rispetto delle misure di sicurezza per pedoni e automobilisti, nonché sulla tutela della flora e della fauna locale. Successivamente, i carabinieri forestali hanno condotto un blitz in Comune, acquisendo documentazione e progetti relativi ai lavori. Le verifiche sul posto e gli atti acquisiti hanno rafforzato i sospetti, portando all’iscrizione dei sei professionisti nel registro degli indagati.

L’accusa principale è quella di aver danneggiato irrimediabilmente lo stato dei luoghi, eliminando gran parte della vegetazione e modificando l’assetto paesaggistico di un’area di grande valore naturalistico e comunitario. Ora spetta alla procura decidere se richiedere il rinvio a giudizio per i responsabili, dopo la presentazione delle eventuali difese.

 

 

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