LA STAZIONE INVERNALE DEL GRAN SASSO VERSO LA DISTRUZIONE TOTALE?

di Giosafat Capulli – La stazione invernale del Gran Sasso verso la distruzione totale? Bilanci in rosso, operazioni di manutenzione in piena stagione invernale e, in ultimo, l’annullamento della convenzione per un presidio medico in altura. Lo si sente continuamente ripetere: “L’Aquila tornerà a volare”. Ma in montagna, dove le aquile dovrebbero essere di casa, non solo non si vola, ma spesso si precipita. La stazione invernale del Gran Sasso, sta vivendo il peggiore momento della sua storia. La gestione pubblica sembra non avere alcun progetto per il futuro, nessun cambiamento (che a questo punto si impone radicale), per far tornare alla vita sociale ed economica la nostra stazione turistica montana. Ieri, a Ovindoli, tra centinaia di sciatori, è stata inaugurata una nuova seggiovia: 600 metri di linea che svalica oltre i 2000 metri. Serve tre nuove piste, per un importo dei lavori di 5 milioni di euro, stanziati nel 2016 dalla giunta di centro sinistra guidata da Luciano D’Alfonso su richiesta e impegno diretto del consigliere regionale aquilano Pierpaolo Pietrucci. E Il Gran Sasso? Ebbene, di gestione in gestione, nulla che abbia dato speranza per una rinascita futura. Tra cavi della funivia in perpetua manutenzione, l’assenza di acqua per poter sparare neve artificiale nei momenti di magra. In ultimo, la notizia è di questi giorni, addirittura il mancato rinnovo della convenzione per avere un presidio medico fisso sul massiccio. Disegno strategico per depotenziare e annullare il sistema Gran Sasso, o mancanza di visione per il futuro? A gestione pubblica, Il Centro turistico del Gran Sasso forse pecca di inesperienza manageriale. E allora perché non coinvolgere capitale privato nella gestione della stazione? Perché non affidarsi a chi quel lavoro lo fa di mestiere? Un mistero che qualcuno dovrebbe svelare alla collettività aquilana che ogni anno a chiusura dei bilanci assiste (e indirettamente paga), a perdite di esercizio da far paura.

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