TELEFONI IN CARCERE, I SEQUESTRI CONTINUANO

Ancora sequestri di telefoni cellulari dietro le sbarre del carcere di Sulmona. Durante i controlli effettuati dalla polizia penitenziaria, sono stati rinvenuti quattro dispositivi mobili nelle mani di altrettanti detenuti. Uno dei reclusi, colto sul fatto mentre era impegnato in una telefonata, ha tentato inutilmente di disfarsi del dispositivo, gettandolo subito dopo essere stato scoperto. Il suo tentativo è stato vano e, come lui, anche gli altri tre detenuti sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Sulmona.

Questo episodio segna il primo sequestro dell’anno 2025, proseguendo una lunga serie di rinvenimenti. Solo lo scorso anno, infatti, nel carcere peligno erano stati sequestrati oltre 110 telefoni cellulari, di cui 40 scoperti nel maxi blitz del 18 dicembre. Questo penitenziario, che già in passato era stato al centro dell’attenzione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, si conferma un luogo critico per la sicurezza interna.

Le difficoltà nella gestione del supercarcere, situato ai piedi del Morrone, emergono anche dalle dichiarazioni della Garante dei detenuti, che ha recentemente visitato la struttura. La carenza di organico e le condizioni fatiscenti del penitenziario rendono complicato garantire la rigidità del regime detentivo. Durante l’ultimo blitz, oltre ai telefoni, sono stati rinvenuti anche una decina di grammi di cocaina, nascosti tra gli auguri di Natale.

Le misure per contrastare l’introduzione di telefoni e droga restano un tema caldo. Lo scorso aprile, due persone di origine campana erano state sorprese nei pressi del carcere mentre tentavano di far volare un drone, presumibilmente per rifornire i detenuti di telefoni e stupefacenti. Il Ministero dell’Interno sta valutando nuovamente l’opzione di schermare il penitenziario con disturbatori di frequenze, una soluzione già sperimentata due anni fa, ma mai adottata definitivamente. Tuttavia, il rapporto tra costi e benefici di tale misura resta un ostacolo, soprattutto per l’impatto che avrebbe sulle comunicazioni degli stessi addetti alla sicurezza.

La situazione nel carcere di via Lamaccio, ironicamente ribattezzato da alcuni “Repubblica autonoma”, richiama l’urgenza di interventi strutturali e organizzativi. Nel frattempo, i sequestri continuano, allungando una lista che sembra destinata a crescere ancora.