A BOCCE FERME
di Massimo Di Paolo – Sono ancora chiari e leggibili i commenti fatti, da più parti, alla fine prematura dell’ultima Amministrazione che ha governato, per gli ultimi tre anni, Sulmona. Un copione purtroppo già visto, interpretato e drammaticamente vissuto dalla Comunità tutta. Un copione ripetutamente rappresentato e subito nelle ultime decadi. La storia è sempre scritta dai vincitori, per questo il revisionismo è un farmaco utile da somministrare per rileggere fatti, eventi, responsabilità e cause. Purtroppo la condizione della storia recente –politica e amministrativa– di Sulmona, degli ultimi venti e più anni, rende difficile ogni revisione e ogni presa di coscienza per quella sorta di riflesso automatico alla reiterazione che si è andato sviluppando. È facile a tutti fare cronaca sugli avvenimenti, sugli attori e sul loro agire, più difficile è rintracciare il senso profondo che sta portando verso il buio della decrescita una pregiata e bella cittadina del centro Abruzzo. Non si tratta di “moralità e di dignità” come citava l’ultimo intervento di Di Piero, o di ruoli non giustamente interpretati. La faccenda è drammaticamente più complessa, profondamente più complessa diremmo. In ogni cambio di amministrazione, politica e leader, si sono presentati come il nuovo che avanza con importanti dichiarazioni e promesse di restyling: e con sentimenti di ostracismo verso il passato. Questa dinamica ha portato la Città a non avere eredi, a non possedere eredità di cultura politica e di un saper-fare amministrativo. Non si è costruito, tramandato, attualizzato: le idee non si sono strutturate in saperi e prassi. Il filo ereditario non ha trovato la filiera: la mancanza di condivisioni tra generazioni; di linguaggi per tramandare e subentrare nella costruzione; l’assenza di attenzione e curiosità per chi ci ha preceduto. Conflitti, fallimenti, rivalse, desiderio di potere: aria mortifera. Pensiamo ai venticinquenni, nostri giovani concittadini, privi di una eredità da leadership locale, di testimonianze politiche e amministrative moderne maturate sul territorio. Giovani sulmonesi contemporanei senza padri, senza maestri. Figli del conflitto, del fallimento, di abiura. Sulmona città storica, malfamata nella politica. Poco tempo dall’ultimo Consiglio comunale e già siamo nell’automatismo regressivo che ci caratterizza: la mancanza della voglia di imparare dalle sconfitte, l’opinione personale che nega le domande che andrebbero poste. Nessuno ascolto a fronte di presunzioni da mettere in campo. Il sapere di non sapere sembra omesso definitivamente: la corsa è partita, la campagna elettorale pure. Tutte uguali, contro il nemico di turno, senza elaborare squadre e processi di supporto a programmi. Visioni idilliache per politiche deboli; intellettualismi incestuosi per una metafisica dell’amministrazione pubblica. Parole forti, sindacature deboli. Uno bravo assai, nella drammaturgia teatrale, fece dire a Galileo “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. Sembra proprio questo ormai il destino di Sulmona: trovare un eroe che possa salvarci; una richiesta salvifica da parte di una intera Comunità. Intanto: le consorterie, omertose e ideologiche, sono già in movimento come pure i circoletti e i salottini borghesi della Sulmona bene. Gli intellettuali stanno già valutando i prossimi posizionamenti a tutela del ben vivere, e i mandriani già a briglie sciolte, per raccogliere vaccarelli e buoi sparsi. Ogni testa un voto, questo è stato e questo sarà.L’ultima da poco conclusa, si potrebbe chiamare, la tornata della “politica colta” che aveva vinto sul popolare. Rivelatasi, in breve tempo: priva di capacità di governo, di decisione, di forza lavoro intenso e costante. Proclami, manifesti scritti, senza sporcarsi le mani con le scelte da fare,che presumono, sempre, decisioni e molto spesso coraggio. Il lavoro fatto non si è visto, poca cosa in tre anni di amministrazione. Una certa intellettualità -come da sempre avviene- fa fatica a riconoscere il pregio dell’operosità; del lavoro di progettazione, della pianificazione e attuazione di interventi. Fa fatica a riconoscere gli strumenti che un leader moderno deve possedere per amministrare. Fa fatica a pensare che la politica da dibattito, che si nutre del senso critico, debba assumere concretezza abbracciando prassi gestionali. Una cittadina dove è mancata la continuità di un lavoro amministrativo intenso, che non riesce a mantenere il coagulo di una maggioranza forte, con un agire sostanziato da atti e procedure, non può funzionare. Questa è la sintesi degli accadimenti che impone, rimanda a un vecchio proverbio che dice: quando il gambero dorme l’onda se lo porta via.
Una “sintesi” più che corposa, per arrivare alle stesse conclusioni contenute nei post dei commentatori.
ué fai fatica a leggere? e a capire forse ancora meno è vero allora mangiati le pappe riscaldate che non fanno pensare
bene,i fatti sono sotto la luce del sole,la realta’ dice di chiacchiere per dare a credere,risaputo gli spettacoli degli illusionisti sono fantastiche magie, tutti gli effetti speciali si possono acquistare nelle case magiche,i gioghi di prestigio/magia sono in vendita anche online,quindi si puo’ “giocare” di nascosto…Il bene comune e’ altra cosa,amministrare nell’Interesse generale non e’ complicato/difficile,basta rispettare le regole ,nella Legalita’, facilissimo: amministrare come un buon padre di famiglia,e’ il riferimento per misurare le qualita’,la diligenza,lealtà, impegno, rigore ed onestà,detto tutto,i Leader si distinguono per le caratteristiche/qualita’ non di tutti: credibilita’,visione, passione, forza, generosità, integrità, pazienza,trasparenza,ascolto,apertura mentale,responsabilita’,
creativita’,innovazione,coraggio,sicurezza,impegno,capacita’ di mettere a fuoco e risolvere problemi,abilita’ nell’indicare le giuste strade /strategie ,abitudine a fare di piu’,ovvio persona competente,previdente,senso di giustizia/equita’,quindi indispensabili principi,valori importanti,disciplina,ragionevolezza,entusiasmo,autorevolezza,chiarezza,attendibilita’,
partecipazione,vigorosita’,efficacia,integrita’,validita’,trasparenza,stima,fiducia da vendere, naturalmente per ispirare,entusiasmare,incitare,indurre tutti al raggiungimento degli obbiettivi quali Bene comune,azienda/impresa privata/pubblica ecc,ecc, conclusione:
per essere Napoleone non basta il cappello…Le qualita’,meriti dei futuri delegati? Fatti non chiacchiere,e basta,o no?
Nu libr! Ha scritto un libro, parole parole parole e pochi o nessuno che gli diano ascolto, ma dall’alto dello scranno su cui da solo si è posto, non è chiara la visuale del nulla cosmico in cui finiscono quei suoi tortuosi e lamentosi e discorsi ? Ogni volta un piagnisteo travestito da impegno sociale, e bastaaa, non ti si fila nessuno.
Altroché ! E’ solo la triste vera realtà ! Chiacchiere forti che dicono che nulla sta cambiando sarà la stessa solfa e nulla potrà modificarsi. La realtà è che pochi sanno fare ma molti dicono di saper fare.
Anche se un po’ troppo intenso e distruttivo, bravo per le molte giuste osservazioni e analisi.
Per il momento almeno tu ti salvi da questa letale decadenza e assurdità in cui la città sguazza.