CIAO RAFFAELE…

di Gioia Perinetti – Parlare con Raffaele Di Pietro è sempre stato affascinante. “Ero a Bari, ancora in ospedale, la notizia fece esplodere di gioia la città e tutto il Paese, le piazze erano in festa e il pensiero è andato a tutti quei compagni caduti che non hanno potuto vedere  vincere la libertà”, è stato il suo racconto dell’annuncio dell’Italia finalmente liberata che ha messo fine alle agonie della guerra senza però dimenticare i tanti che non ce l’hanno fatta.
Il suo coraggio negli anni della Seconda Guerra Mondiale, le sue parole, i suoi racconti, l’amore per la libertà e per tricolore lo hanno reso uno degli eroi della Brigata Maiella. Ascoltare gli episodi della resistenza, guardare nei suoi occhi il dolore dell’assassinio del caro amico Oscar Fuà avvenuto per mano dei tedeschi a pochi passi da lui a Brisighella, sentire con lui la sofferenza vissuta durante la guerra, provare la paura di una pistola puntata sulla nuca e infine sorridere con lui al racconto della Liberazione; tutto questo era Raffaele un abile oratore che ti trasportava in viaggi unici, un meraviglioso ponte che riusciva ad unire passato e presente. Alla parola libertà gli gioiva il cuore; quando parlava di quel gruppo di giovani delle frazioni partiti con il fine di evitare il rastrellamento della polizia militare tedesca “SS”, per darsi alla “macchia” sulla montagna di Pettorano sul Gizio, manifestava fierezza e comunicava, ai tanti che non hanno vissuto quell’epoca, tutta la forza e il senso di comunità che quei giovani hanno instaurato per creare qualcosa di grande. Per fare la loro parte nella storia. Una storia che oggi ci concede di essere liberi.

 

 

Tra gli incontri più emozionanti della sua vita quello con il Re d’Italia, Umberto di Savoia. “Venne ad accertarsi delle mie condizioni di salute quando ero ricoverato in ospedale, mi diede una stretta di mano, un’istantanea che custodisco con orgoglio”, ha detto con grande fierezza. Ma Raffaele non è mai stato ancorato al passato, il partigiano assegnato alla IV Compagnia Commandos i cui comandanti erano il tenente Mario Filetti ed il tenente dell’esercito polacco Du Bois, tornato a casa ha continuato a “combattere”, per favorire i valori della democrazia. Si è dedicato alla politica e ha dato amore alla sua meravigliosa famiglia. Di guerre ne ha parlato anche dopo lo scoppio della Guerra in Ucraina. “Io sono dispiaciuto per quello che sta succedendo in quel territorio, perché mi tornano alla mente  le nostre sofferenze di allora. Ma quelle erano transitorie perché la guerra stava finendo. In Ucraina, invece, ho l’impressione che la guerra sarà molto lunga e sanguinosa”, ha sempre sottolineato Di Pietro cosciente di ciò che significa il fronte e la battaglia. “Vedere questa gente che soffre mi provoca molta tristezza”. Un messaggio universale e sempre valido che si fa ancora più forte se detto da chi la guerra l’ha vissuta sulla sua pelle.

 

Raffaele di Pietro con il suo ultimo libro

E per non dimenticare i ricordi del fronte, per non tralasciare i dettagli di una vita piena Raffaele Di Pietro ha scritto numerosi libri. Manoscritti che parlano di storia, della sudata Liberazione, della sua terra, di tradizioni locali e di religione. “Io non dormo molto, dalle 22 alle 4 circa, poi mi sveglio e vado a prendere appunti perché amo scrivere quindi aspettatevi ulteriori progetti”, ci ha confidato durante la presentazione dell’ultima sua pubblicazione “Storia del santuario di nostra Signora del Sacro Cuore delle Cavate”, nella chiesa di San Michele Arcangelo il 6 maggio del 2023. Non c’è stato il tempo di un’ulteriore pubblicazione, ma sono certa che dalle 22 alle 4 nell’alto dei cieli un raggio di luce illumina una penna bianca che scrive guidata dalla mano del caro ragazzo della Brigata Maiella che proprio non ne vuole sapere di andare a dormire tra le nuvole.

Ciao Raffaele, grazie per l’esempio e per la tua gentilezza senza tempo.

 

 

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