BOLLICINE E PESTICIDI: COSA C’È NEL CALICE DELLE FESTE
A cura del dott. Maurizio Proietti – Le bollicine sono un simbolo delle festività, ma dietro la gioia di un brindisi si cela una realtà meno scintillante. Lo spumante è immancabile sulle tavole natalizie, ma quest’anno si alza il siparioun aspetto meno festoso di questo simbolo delle celebrazioni: la presenza di pesticidi.
Un’indagine recente effettuata dalla rivista “Il Salvagente” sulle bottiglie di Spumante Docg ha rivelato che undici su dodici contengono residui di pesticidi. Sebbene le quantità rilevate rientrino nei limiti di legge, i dati sollevano interrogativi sul lungo termine: solo una bottiglia è risultata completamente priva di contaminanti.
Tra i principali residui riscontrati spiccano fungicidi e insetticidi:
Gli esperti sottolineano che la viticoltura, soprattutto in zone vocate come quelle dell’Asti Spumante, deve affrontare minacce climatiche e biologiche come la peronospora, l’oidio e la botrite. Questi funghi proliferano in condizioni di umidità e siccità alternata, rendendo l’uso dei fungicidi una pratica necessaria. Tuttavia, la strategia di utilizzare più molecole per non superare i limiti legali per ogni singolo pesticida evidenzia un sistema che privilegia il rispetto formale delle regole, lasciando aperta la questione dell’impatto globale
Le bollicine dolci dell’Asti: un bicchiere agrodolce
L’indagine sullo spumante ha mostrato che i residui più comuni appartengono alla categoria dei fungicidi, impiegati per proteggere le viti. L’assenza di glifosato, un erbicida spesso al centro di polemiche per il suo potenziale cancerogeno, rappresenta un aspetto positivo. Tuttavia, la presenza di pesticidi come il metalaxyl e il boscalid in molte bottiglie ricorda quanto siano diffuse queste pratiche agricole. Il Salvagente, che ha condotto i test, sottolinea come la percezione della qualità delle bollicine possa essere offuscata dalla loro realtà chimica.
Se lo spumante piange, il prosecco non ride
Non è solo lo spumante a destare preoccupazioni. Un test condotto su 18 bottiglie di Prosecco nel 2023 ha evidenziato una situazione simile. Anche in quel caso, nessuna bottiglia superava i limiti di legge, ma molte contenevano residui di fitosanitari. In particolare, è emerso il folpet, un fungicida sospettato di essere un interferente endocrino e un possibile cancerogeno. Tracce di pyrimethanil, rilevate in alcune bottiglie, hanno ulteriormente accentuato l’allarme: questo fungicida, secondo l’EPA (l’Ente statunitense per la protezione ambientale), può danneggiare fegato, reni e ghiandole surrenali.
Un brindisi consapevole
Cosa significa tutto questo per i consumatori? I risultati non indicano che lo spumante o il prosecco siano pericolosi da consumare, ma sollevano questioni sull’impatto delle pratiche agricole attuali sulla salute e sull’ambiente. I residui chimici sono spesso il risultato di strategie di coltivazione che cercano di bilanciare esigenze produttive e limiti normativi, ma il risultato è un bicchiere che potrebbe nascondere un cocktail di sostanze chimiche.
Le festività rappresentano un’occasione per riflettere sul contenuto del nostro calice. Scegliere spumanti da agricoltura biologica o biodinamica potrebbe contribuire a promuovere pratiche agricole più sostenibili. Il piacere delle bollicine non deve per forza escludere una maggiore consapevolezza ambientale e sanitaria.
Brindiamo dunque, ma con un occhio attento: il futuro del vino spumante e della nostra salute passa anche dalle scelte che compiamo oggi.