COGESA, LÀ DOVE SUDAMERICA “DOCET”
di Luigi Liberatore – Lo so, Cogesa sarà la mia tomba. Quella giudiziaria, quella asettica che non contempla sentimenti e che non offre ai giudici altra via se non quella della applicazione della norma. Sono già sotto le forche caudine del tribunale di Sulmona per aver detto che quella società pubblica partecipata, nata da una sana quanto romantica idea di molti sindaci per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti di una cinquantina di comuni in un ristretto (mica tanto) ambito regionale che contempla perfino parte del capoluogo d’Abruzzo, era stata mandata a ramengo da più amministratori. Tanto è vero che i libri contabili di Cogesa sono finiti in tribunale dopo 26 anni dalla sua costituzione, passata da consorzio in srl e poi in Spa.. Avevo affermato che l’azienda aveva dilapidato un enorme patrimonio a causa di una amministrazione allegra, fatta di assunzioni a gogò, di spese per incarichi e consulenze esterne facendo a meno delle risorse umane e professionali interne all’azienda stessa. Lo avevo affermato e reitero questa mia ipotesi rispetto al decreto di condanna penale cui sono incappato per aver accusato l’ultimo consiglio di amministrazione di incapacità gestionale e dal quale sono stato poi querelato. Mi difenderò nella stessa sede giudiziaria sperando che finalmente vengano alla luce fatti e misfatti commessi all’interno di questa società che ha ancora nelle “gambe” energie per sopravvivere alla povertà in cui è stata relegata da cattivi amministratori. So di stare in buone mani avendo come difensore delle mie analisi e dei miei commenti un avvocato di grande preparazione e soprattutto di umanità sincera, sapendo tuttavia che le sentenze le emettono i giudici. Questa è una parte. Il secondo capitolo riguarda ancora Cogesa affidata a un commissario tra le cui mani è sfuggita una delle molte intelligenze professionali di cui godeva, l’ingegnere Margani, vero promotore tecnico e aziendalista di prim’ordine, rubato da una azienda leader del settore con sede in Umbria. Tutto è avvenuto in un silenzio e in una indifferenza mortificante che a me sono sembrati complici di un percorso votato al dissesto, al cupio dissolvi. Ho appreso oggi, con vera soddisfazione, che molti sindaci, avendo come capofila il primo cittadino di Sulmona, Gianfranco Di Piero, hanno contestato, invocando perfino l’intervento della Corte dei Conti, la deliberazione del Commissario Cogesa con la quale ha affidato un paio di incarichi legali per quasi centocinquantamila euro a due avvocati. Sapete perché? Per avviare il recupero delle somme dovute da più Comuni a favore di Cogesa che i precedenti amministratori non erano stati in grado di farsi pagare per il servizio di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti. Anche in questo caso c’è stato il solito vizio di forma e sostanza, come contestato dai vari sindaci aderenti al Consorzio, di affidare consulenze in tutta libertà, secondo il principio famigerato “intuitu personae”, forzando quelle regole che impongono la scelta magari da elenchi di professionisti ma soprattutto da un metodo di trasparenza che non faccia a meno della valutazione del controllo analogo, come sostenuto dai ricorrenti. Forse perché siamo in clima natalizio, ma ho avuto come un lampo: dopo questa vicenda ho pensato a Cogesa come a quell’abete disadorno e macilento messo una volta in piazza a Roma: “Spelacchio”. Ecco cosa rimane di quel florido albero da cui in tanti hanno preso nutrimento…
Sig. Liberatore Lei parla di persone capaci rubate da altre Aziende ed Io mi chiedo:
ma se abbiamo questo tipo di persone come mai il Cogesa è sprofondato in tale abisso?
Perché non hanno battuto con forza i pugni sui tavoli Aziendali? Perché non hanno informato la collettività di quello che stava accadendo? Grazie per una Sua eventuale risposta.
che bel paese l ‘ Italia ….
non sappiamo gestire una discarica immagino le centrali nucleari ….Dio ci aiuti
Dopo un’altra poesia mi domando come si può palare di professionisti al Cogesa dopo tutto quello che hanno combinato amministrativamente e tecnicamente. Anzi le hai chiamate intelligenze professionali e promotori tecnici !!??
Avvelenamento falde acquifere, miasmi vari e continui, incendi, impianti non usati correttamente o non funzionanti con il tutto certificato, chiaramente non sono professionismi ma malefatte da parte di ignoranti o gentaglia che ora puzza.
Non c’è scampo e la discarica deve chiudere anche perché piena e mi domando come si possano permettere di avere più di 200 dipendenti chiaramente allo sbando.
Non capisco come questi professionisti riescano ancora a lavorare e come il tribunale non riesca a funzionare ( forse una fortuna per te )