L’ISTRUZIONE NON É UNA MERCE

di Massimo Di PaoloFeudo della sinistra intellettuale e furbacchiona la Scuola Pubblica: da molto se non da sempre. Ma il tempo porta i conti, e con evidenze non più trascurabili, il giro ha cambiato mano. L’approccio di destra, di governo,comincia ad essere evidente con tracce che non lasciano più dubbi. Nel bene e nel male. La politica attendista degli ideali, delle uguaglianze del vogliamoci benedei climi sereni e indifferenziati sembra ormai passato. Già l’etichetta introdotta – del merito – la dice lunga, è una carta di identità che esprime una rappresentazione, un taglio ben definito per un servizio pubblico complesso, eterogeneo e differenziato per aree geografiche, organizzazione e qualità di offerta formativa. Certo, la qualità formativa, se ne erano perse le tracce. La Scuola sembrava dovesse essere altro.

Ieri sono usciti i risultati di Eduscopio, ente che fa capo alla Fondazione Agnelli (Eduscopio.it) e che, se pur con processi per addetti ai lavori, valuta, in modo indiretto, il servizio degli Istituti scolastici di secondo grado che precedono l’ingresso all’Università o al mondo del lavoro. Non occorre osservare le Scuole migliori -è un dato da ansia da prestazione con poca significatività statistica- occorre, ed è opportuno invece, analizzare i dati raggruppati che dichiarano il fallimento della Scuola al sud e nelle isole. Dichiarano la crisi dei Licei Classici -con profondo dolore per una certa cultura- dichiarano il fallimento di profili professionali su cui si arroccano, ancora oggi, molti insegnanti, dirigenti e qualche Sindacato.

 

 

Eppure neppure il governo di destra cosiddetto del merito è riuscito ad impostare una riforma vera e significativa della Pubblica Istruzione coinvolgendo e facendo scelte radicali su tutta la filiera scolastica. L’Italia resta ferma dopo le dichiarazioni elettorali: bazzecole, bagattelle che non incidono sul futuro della Nazione. Eppure l’onda lunga della politica si comincia a far sentire sulla Scuola Pubblica. Diverse le tracce a partire dall’attuazione della legge 150 che introduce i giudizi nelle primariecon il tentativo, sollecitato dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, di correlare i giudizi non alle discipline ma agli obiettivi di apprendimento -una rivoluzione che non s’ha da fare- dicono i corridoi di Viale Trastevere. Poi lagognata, giusta e indispensabile differenziazione dei profili, dei ruoli e delle funzioni professionali.

Il finanziamento, pari a 267 milioni di euro, per docenti tutor e orientatori hanno un significato di merito e non solo economico. Aprono, in concreto,la scala della diversificazione professionale che è sempre stata ostracizzata dai governi di sinistra -tutti uguali noi docenti oggi e per sempre si dicevapur nondandone ancora i riferimenti e gli indirizzi legislativi tanto che la scelta delle “carriere”, dei differenti ruoli per ora, resta cosa interna ai singoli istituti. Come a dire: nel momento di saltare le gambe diventano molli. Molte cose sulla brace ardente: il voto di comportamento messo a bagnomaria- resta correlato allo Statuto delle Studentesse e degli Studenti per le superiori, ma richiede prima una transizione e modifica del decreto della presidenza della repubblica; la riforma, dei cosiddetti “corsi 4+2 sembra abbia raccolto -fortunatamente a parer nostro- un fallimento di merito, di processo e di etica pubblica.

 

 

Non si è arrivati ancora alle pagelle per gli insegnanti con “discreto”, “buono”, “ottimo” ma certamente il numero di sospensioni dal servizio sono in netta ascesa, basti pensare al caso eclatante del Prof. Raimo che etichettava il Ministro Valditara. Più che innovazioni sembrano fendenti per rompere quell’egemonia culturale che la sinistra sembra aver posseduto anche attraverso la scuola e che ancora oggi non favorisce sonni tranquilli agli intellettuali della controparte avversa. Sono passati decenni ma la Scuola resta ancora una barca in un mare in tempesta.

Norme, scelte, differenziazioni, novità che non possono essere chiamate innovazioni.La struttura resta la stessa e goloso il bottino, troppo rischioso per chiunque alterare l’ambiente fatto da centinaia di migliaia di voti. Il consenso non si baratta, e il sano e doveroso agire politico non ha trovato casa nella Scuola italianaieri e né oggi.

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