L’ESERCIZIO DEL TEMPO

di Annalisa Civitareale – Ho preparato anch’io il mio “zaino della creatività”. Ci hanno detto di chiamarlo così l’insegnante a cui mi sono affidata per l’ennesimo corso della mia vita. Ma iniziamo subito a fare chiarezza. Innanzitutto il corso non è l’ennesimo, cioè forse è l’ultimo in una serie inevitabilmente numerica, ma è uno dei pochi che credo di aver scelto per me. Per farmi un regalo. Per farmi bene. Poi lo zaino in realtà non è proprio uno zaino. Meglio essere sinceri. È una shopper azzurra. Ricordo di un viaggio a Recanati, con un’amica che ora non c’è più. O almeno non fisicamente ecco. Sopra e dentro quella borse c’è Giacomo. Il Giacomo per antonomasia, ovviamente. Leopardi ovviamente. Fuori i versi di una sua poesia. Dentro la raccolta dei suoi Canti. Ci è stato detto di mettere in quello zaino cose belle e buone per la nostra creatività e il nostro diletto: un taccuino, una penna, qualche matita colorata, una piccola macchina fotografica, un libro. E ci ho messo le poesie di Giacomo Leopardi. E pure un sacchetto di confetti. Penso che a lui, a Leopardi piacevano, e sorrido e gioisco di questa che vi assicuro è davvero una coincidenza. Con questo “zaino della creatività” in spalla, oggi mi sono preparata per “l’incontro con l’artista”. Con chi? Con me stessa. In quel corso ci hanno definito così. Il tempo da dedicare all’artista deve essere libero e senza scopo. Tempo dedicato solo a fare qualcosa di bello, che ci piace. A passeggiare, leggere un film, a pensare o mangiare un confetto davanti ad un tramonto. Due ore la durata consigliata di questo incontro, ma siccome deve essere un tempo senza regole, per ora è anche un tempo senza tempo, se non quello giusto per farci stare bene. Senza dover spiegare che cosa stiamo facendo o dove stiamo andando o il perché della nostra assenza. Wow che figata! Una figata che potrebbe essere la normalità e invece per molti è diventato un esercizio per riabituarsi ad una normalità perduta. Come siamo complicati. Nell’incontro con il mio artista, oggi, ho passeggiato, pensato, respirato profondamente e guardato ciò che mi circonda. E ho visto cose che finora non avevo mai visto. Le sfumature di grigio che separano le montagne, più vicine e più lontane, da un cielo che gioca con la stessa tonalità in una sera d’autunno. Così come le nuvole che sembrano disegnare in aria strane forme, che somigliano a quelle curve nere che rappresentavano il volo di uccelli nei miei disegni di bambina. E poi pali eolici, a stagliarsi contro il cielo, quasi croci su un calvario di uomini, storie e natura. A quell’incontro sono andata sola, con il mio zaino della creatività, dal quale ho tirato fuori la macchinetta fotografica appena arrivata su un piccolo giardino d’autunno. Sterile ad un primo sguardo, sorprendentemente vivo al solo farglisi vicino. Odori, colori, presenze che un sguardo poco attento non può cogliere. Poi ho ripreso il mio cammino, scattando il sacchetto dei confetti per gustare quella dolcezza di zucchero e mandorla ad occhi chiusi ed assaporare ancora un po’ felicità. Prima di infilare le chiavi nella serratura di casa e aprire assistendo al solito “accamparsi” di rumori, suoni e gesti “consueti”. Ah Montale. Credo che metterò anche lui nello zaino della creatività. Buono per ogni momento. Buono per riempire ancora un po’ il mio pozzo delle emozioni.

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