PANE AL PANE

di Massimo di Paolo – Tempi bui ma non tutto è perduto. Era il titolo di un articolo di Angelo Panebianco sui venti antiliberali che, ormai da diverso tempo, iniziano a diffondersi sulle democrazie nazionali, europee e non. Il clima politico sta cambiando si dice, e, al di là delle strutture governative degli Stati nazionali, i riverberi si iniziano a sentire anche nelle regioni periferiche e nelle piccole comunità. Sembra che si sia innescato un effetto domino difficilmente arrestabile. Uno stile, un modo di fare politica, che ha scelto la deriva del bastone e della carota, del pugno sbattuto, della tesi priva di antitesi. Il Marchese aggiusterebbe il tiro dicendo: noi siamo noi e tu non sei un … .Forse questo spiegherebbe, tra l’altro, il quasi 30% negli indici di gradimento del nostro Presidente del Consiglio. Dicevamo che tutto il tessuto politico, compreso quello di centro sinistra dove assume competenze di governo, sta subendo e assorbendo modalità e prassi autoritarie se non violente nei processi di confronto e verso la critica politica. Un manierismo di “destra” va diffondendosi che rispetta il fare democratico solo nelle fasi elettorali per poi esaurirsi indebolendo in maniera sostanziale il sistema delle garanzie. Quando in una Amministrazione votata e retta dal centro-sinistra saltano i rapporti di differenziazione e di rappresentanza tra maggioranza e minoranza, come a Sulmona, si entra in un regime “ibrido” dove la differenza tra idee e posizioni, il senso critico, l’osservazione delle disfunzioni, dei paradossi, delle omissioni si rifiutano. Si rigettano. L’antitesi, a garanzia di equità e democrazia, diventa vuoto a perdere.

Come sempre possiamo leggere la condizione politica della Città con diversi occhiali. A noi, come si saprà, non piace usare le lenti specchiate per cogliere alcune caratterizzazioni emerse ultimamente sui banchi di Palazzo. Gianni Amelio ne farebbe una interessante sequenza filmica per narrare un affresco sociale malsano, del peggiore meridione d’Italia, utile per una robusta denuncia politica. Una maggioranza con pezzi annessi, che si alza e abbandona l’aula; comunicati stampa perentori su carta intestata. Dichiarazioni forti, sulla falsa riga del “andremo avanti”! In mancanza di un confronto di chiarimento e con l’assenza di un“dibattimento” pubblico aperto. La vera difficoltà resta l’accettazione di osservazioni e critiche, insieme a un sordo silenzio su tematiche complesse vedasi Magneti Marelli, gestione e condizione impiantistica sportiva, scuole, progetti PNRR, centro sociale anziani, verde pubblico, strade e manutenzione, violenza notturna (sconosciuta ai più).

L’incontro tra politica e “giustizia” non è sempre facile, scontata o evidente. Può essere giusto alzarsi da un’assise pubblica, da un Parlamento cittadino e non accettare di rispondere a un quesito di qualsiasi forma esso sia? Può essere giusto rifiutare di dialogare,di spiegare, di condividere, nei luoghi rappresentativi della democrazia, dove si sta andando con la governance della Città? Può essere accettabile l’uso del denaro pubblico senza un criterio adeso a un progetto pubblico dichiarato, visibile e soprattutto condiviso con le forze politiche tutte? Non si tratta di giustificare i 30.000, i 26.000 euro o i finanziamenti a Tizio e Sempronio: si tratta di dare spessore, densità, unità al ruolo di rappresentanza che si copre. Si tratta di far capire che ci si muove verso una direttrice che può non essere condivisa, che può essere criticata,ma è quella presa da chi governa per ragioni motivate e scelte. Aumentare i momenti di “comunicazione” è utile; ascoltare e riflettere sulle critiche, anche dure, è salutare. Permette di rendere esplicito il “contratto etico” con i cittadini tutti.  Il consigliere richiedente, polemico, interventista diventa una ricchezza. le parole non di plauso esprimono ciò che ci sfugge; le sottolineature polemiche dei segnali di allarme. Le alternative suggerite: un tesoro da capitalizzare.

È un riunire la politica con la comunità è un ponte tra dentro e fuori il Palazzo.

La situazione è grave ma non è seria direbbe Flaviano.

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