CINGHIALI E CERVI FANNO STRAGE NEI CAMPI, MA NESSUNO HA PIETÀ DEGLI AGRICOLTORI
di Luigi Liberatore – La notte scorsa branchi di cinghiali e cervi in libertà hanno fatto strage nei campi degli agricoltori in Valle peligna. In una sola notte gli animali selvatici hanno mangiato e distrutto i prodotti orticoli che i contadini pensavano di poter raccogliere e vendere al termine di una stagione: I sudori di un anno di lavoro. Famiglie ridotte al lastrico e costrette a chiedere l’intervento delle istituzioni almeno come risarcimento venale, se mai ci sarà, vista la lentezza con la quale gli enti vanno incontro a chi lavora la terra. Nei mercati di questa fertile area abruzzese si dovrà fare a meno di zucchine, fagioli, pomodori, cavoli e melanzane perché qualche “bamby”, giusto per non urtare la linguistica degli animalisti, ha dovuto saziare la sua fameancestrale. Non sono state risparmiate le coltivazioni di pomodori e perfino gli uliveti sono stati aggrediti, sicchè la ubertosa Valle Peligna è stata depredata di circa l’ottanta per cento della sua produzione. Sulle nostre tavole, come quelle più delicate e aristocratiche dei nostri difensori di cinghiali e cervi, finiranno i prodotti cinesi o vietnamiti con buona pace della coltura agreste italiana. No. Io personalmente dico no alla deriva ambientalista e animalista secondo cui almeno qui in Abruzzo dovremmo strapparci le vesti se, giustamente, gli amministratori abbiano deciso di abbattere un po’ di cervi e di dare mano libera ma controllata ai cacciatori per liberarci dalle fameliche orde dei cinghiali anche per arginare la trasmissione della peste suina africana. E’ una pena indicibile assistere alla devastazione dei campi coltivati dagli animali selvatici, sentire giustificazioni per i cerbiatti nelle loro incursioni fameliche e nemmeno una voce in difesa dei contadini che vedono in una notte distrutti i sacrifici di una intera stagione. Animalisti e ambientalisti, qui in Abruzzo come altrove, sono bravi a sostenere dialoghi nei salotti e discutere di diritti assoluti e di biodiversità, ciarlieri in buona sostanza, ignari di cosa significhi alzare la zappa, irrigare i campi e aspettare una intera stagione per raccogliere i frutti del lavoro.
Un articolo fazioso, a tratti penoso. Dichiarare che “la Valle Peligna è stata depredata di circa l’ottanta per cento della sua produzione” da cinghiali e cervi è un’offesa alla pubblica decenza.
Che stupidaggini, bugie e inganni. Un giorno sono i cinghiali, il giorno dopo sono i cervi. Domani sono gli orsi. Solo una scusa per uccidere gli animali. Se domani le pecore dei vicini scappano, dovremmo dichiarare che dovremmo cacciare le pecore. Questi cosiddetti contadini non sanno delle recinzioni? Ecco a cosa servono le recinzioni.
Non mettere in mezzo i cervi!!! Sono stati solo i cinghiali!!! Come riporta la stessa testimonianza e un articolo precedente tra l’altro!!
Domani mattina ti invito a fare un giro con me per il controllo delle recinzioni elettriche alte fino ad 1.50 e vedrai cinghialetti che si infilano sotto e cervi che saltano agevolmente dopo di che pontifica