SULMONA, RITARDI NELLA MENSA SCOLASTICA: 900 STUDENTI SENZA PASTI CALDI

La corsa contro il tempo per garantire un pasto caldo ai novecento studenti delle scuole di Sulmona non ha prodotto risultati concreti. La cittĆ  ĆØ in fermento a causa del ritardo nellā€™avvio del servizio di refezione scolastica, che anche questā€™anno non rispetterĆ  la data prevista del 2 ottobre, stabilita durante lā€™assegnazione dellā€™appalto.

Che sia stato giusto procedere a un nuovo appalto pubblico per lā€™affidamento della mensa scolastica ĆØ giusto e sacrosanto ma ĆØ altrettanto giusto che chi si ĆØ aggiudicato la sostanziosa gara, (circa 3,5 milioni di euro in quattro anni), e stiamo parlando del giugno scorso, doveva attivarsi immediatamente per consentire alle scuole cittadine di poter iniziare lā€™anno scolastico con il programma prestabilito e quindi anche con il tempo pieno. Al momento perĆ², ĆØ tutto in alto mare perchĆ© la ditta che si ĆØ aggiudicata lā€™appalto, la Ri.Ca srl di Somma Vesuviana, ancora ha fatto sapere (e lā€™anno scolastico ĆØ giĆ  iniziato), dove intende preparare gli oltre 900 pasti al giorno da distribuire tra scuole materne e le elementari di Sulmona. Manca cioĆØ il centro cottura. Come manca un piano di assunzione per riassorbire i lavoratori e le lavoratrici rimasti senza lavoro. Bambini senza pasto e famiglie senza stipendio: ĆØ questa la situazione che, al momento, ruota attorno allā€™appalto delle mense scolastiche cittadine nel silenzio assordante dellā€™amministrazione comunale che dopo aver creduto di aver risolto definitivamente il problema, si trova nuovamente punto e accapo.
Il dirigente di riferimento ad oggi, non ha firmato il contratto proprio perchĆ© la ditta campana che ha vinto lā€™appalto, non ancora fa sapere dove ha intenzione di preparare i pasti. Allā€™inizio aveva indicato la cucina di un ristorante nelle campagne di Bugnara, a ridosso di un laghetto dedicato alla pesca sportiva. Una soluzione che si ĆØ rivelata non idonea per cucinare e consegnare i circa 900 pasti nei vari plessi scolastici in circa mezzā€™ora. Dā€™altronde il capitolato dā€™appalto parla chiaro: bisogna garantire la piena disponibilitĆ  giuridica, per tutta la durata dellā€™appalto, di un centro di cottura e preparazione di pasti in asporto, con una capacitĆ  produttiva sufficiente a garantire la produzione minima giornaliera di 700 pasti per ciclo produttivo, nonchĆ© le eventuali variazioni in aumento che dovessero verificarsi nel corso dellā€™affidamento. Il centro di produzione pasti deve essere proprio o nella esclusiva disponibilitĆ , e comunque dedicato esclusivamente a ā€œcentro cotturaā€, in grado di assicurare lā€™esatto espletamento del servizio. Con il Comune che deve vigilare e controllare quando lo ritiene utile e senza preavviso la rispondenza del servizio alle prescrizioni contrattuali. Cosa che fino ad oggi, da Palazzo San Francesco non ĆØ stato mai fatto.

Una grave inadempienza anche perchĆ© tra i requisiti di partecipazione allā€™appalto lā€™aggiudicatario ĆØ tenuto a presentare, prima dellā€™avvio del servizio, le certificazioni richieste (ISO 9001, ISO 14001, ISO 22000), riferite al centro cottura che sarĆ  utilizzato e che dovrĆ  essere disponibile per tutta la durata dā€™esecuzione dellā€™appalto. Documentazione che in Comune non ĆØ mai arrivata e che fa ipotizzare lo slittamento almeno di un mese della data di avvio del servizio di refezione scolastica, sempre che si riesca ad allestire il centro cottura.
Insomma la situazione attuale non fa presagire nulla di buono se si pensa che oltre alle famiglie dei bambini sono in apprensione anche quelle che vivono con lo stipendio che guadagnano con i servizi che ruotano attorno alle mense scolastiche. VenerdƬ i sindacati, proprio perchĆ© preoccupati dalla sorte dei lavoratori, hanno convocato la ditta che ha ritenuto bene non presentarsi allā€™incontro.

Come ultima spiaggia la ditta campana sta valutando la possibilitĆ  di allestire un centro di cottura all’interno della San Raffaele attualmente servita dalla stessa societĆ  solo per una ventina di pasti. Restano quindi Ā da risolvere questioni logistiche e normative riguardanti spazi e condivisione con il personale sanitario.

Nel frattempo, la preoccupazione cresce tra i genitori, che si interrogano su come sia stato possibile procedere con lā€™appalto senza aver verificato tutti i requisiti necessari. Sui social monta la polemica, con molti che sottolineano la vicinanza della data prevista per l’inizio del servizio.

Per il momento, le scuole stanno cercando soluzioni temporanee. Gli alunni delle scuole primarie degli istituti Radice-Ovidio e Serafini-Di Stefano potranno portare il panino da casa, una misura giĆ  adottata lo scorso anno dalla preside Alessandra Di Mascio. La decisione ĆØ stata confermata per garantire che, in attesa dellā€™avvio della mensa, gli studenti possano consumare un pasto in sicurezza, rispettando le norme di distanziamento. Quando il servizio di refezione sarĆ  attivato, gli alunni avranno la possibilitĆ  di scegliere tra il pasto da casa o quello fornito dalla mensa. Insomma una confusione totale che ha solo una matrice: il Comune di Sulmona

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