SULMONA, PROTESTA CONTRO IL “REWILDING” DAVANTI AL PARCO MAIELLA

“No al rewilding. Sì alla tutela della natura e delle attività agropastorali”. Questo lo slogan del Coordinamento agricoltori e pescatori italiani (Coapi) che ieri si è riunito per protestare davanti alla sede del Parco nazionale della Maiella, in località Badia a Sulmona. Come riportato dall’agenzia di stampa LaPresse e dal quotidiano Il Centro.

La manifestazione è stata innescata dall’adozione del regolamento Ue sulla restaurazione della natura, un ambizioso progetto che mira a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime entro il 2030. Il rewilding, metodo centrale di questo regolamento, è un approccio alla conservazione che prevede il ripristino dei processi naturali e delle aree selvatiche. Spesso implica la reintroduzione di specie estinte e la riduzione dell’intervento umano, con l’obiettivo di ricreare ecosistemi autosufficienti.

Tuttavia, i manifestanti hanno espresso preoccupazione per l’impatto negativo che questa normativa potrebbe avere sui piccoli e medi produttori agricoli e pescatori del Mediterraneo. Questi operatori, come spiegano, già adottano buone pratiche ecologiche e temono che il rewilding possa compromettere le loro attività.

Dino Rossi, presidente del Cospa Abruzzo, ha sottolineato come “il rewilding mette a rischio sia gli orsi che i pastori”. Rossi ha evidenziato il potenziale conflitto tra la reintroduzione di specie selvatiche e le attività tradizionali, cruciali per la sussistenza delle comunità locali.

I manifestanti chiedono un dialogo aperto sull’agroecologia, proponendo soluzioni che possano conciliare la conservazione della natura con le attività agropastorali e di pesca. La tutela delle tradizioni e delle economie locali, affermano, è essenziale per mantenere l’equilibrio del territorio e garantire la sostenibilità delle comunità che vi abitano.

Il Coordinamento agricoltori e pescatori italiani (Coapi) spera che questa protesta porti a un confronto costruttivo con le autorità, per trovare un compromesso che permetta di proteggere la biodiversità senza sacrificare le attività economiche tradizionali che costituiscono il tessuto socio-economico della regione.