PARTE LA RICOSTRUZIONE DEL CENTRO STORICO
di Massimo Di Paolo – Alcune novità sono accadute. E questo non è cosa da poco in una cittadina che aspetta la Santa Pasqua, o la Giostra, oqualche altro piccolo appuntamento per sentirsi viva. Due novità nel dibattito pubblico stanno costringendo a “pensare”: se pur con toni da partigianeria. Meglio che niente.
Invertire il declino per resistere all’abbandono; la questione Centro Storico. Alcuni ne fanno due facce della stessa medaglia, altri leggono le problematiche come ben distinte ad eccezione di nessi rintracciabili.
Sono novità non certo festaiole, da grande intrattenimento o da animazione sociale – le preferite in verità – ma se pur “immateriali” per ora, restano importanti. Due i motivi certi: spingono a creare un contesto, una visione,per capire cosa si debba diventare. Perchè, di fatto, a Sulmona manca la Città, e viceversa. Sulla questione dell’abbandono ci torneremo con uno speciale di “Strumenti & Parole”. Cerchiamo, intanto, di fare un ragionamento con una prospettiva per il Centro Storico. Il pantano è oltre misura, gli strilloni tanti, gli interessi altrettanto numerosi: i piccoli saccenti, portatori di verità con il coniglio nel cappello, abbondano. Tanto per dire che dopo decenni di trattative, annunci, ipotesi, promesse e tradimenti la questione è ferma: in un contesto di abbandono indecoroso, servizi assenti e latitanze ingiustificabili. Un segnale non va smarrito e va riconosciuto. È arrivato dall’Assessorato di riferimento. L’architetto Sergio Berardi, a fatica, sta cercando di aprire un discorso attraverso l’ascolto e la definizione di un contesto utile e necessario per tratteggiare problematiche e attori di riferimento. Una sorta di evoluzione – più da psicologia di comunità che da urbanistica – che faccia uscire dalle sabbie mobili delle doglianze per entrare in un ambito di definizione delle funzioni che deve avere il Centro Storico a Sulmona e quale cornice possa dare alla Città.Ogni avvio provoca stridori: l’approccio muscolare ancora di più. L’improvvisazione sull’ipotesi di regolamento è stata tanta ma facilmente recuperabile. Innanzitutto la visione – come dicevamo – non può che essere condivisa e partecipata. Poi la definizione di un “campo largo” di fenomeni e di condizioni da riparare.
Enzo Piano usava l’approccio del “rammendo” nella ricostruzione delle periferie. Il rammendare prevede la ricucitura di servizi con funzioni, di interessi con partecipazioni, di spazi con arredi, di relazioni con comunità, di permanenze con regole, di tutele della salute con decoro, di igiene pubblica con bellezza, di doveri con diritti, di cittadinanza attiva con Istituzioni. È un momento atteso non bisogna perderlo! Sulmona dopo tanto ha maturato il tono, il dolore, la necessità di sperimentare un “progetto sociale complesso” che possa essere testimonianza di una nuova modalità di fare politica a Sulmona, di nuove forme di amministrazione pubblica e di come, la progettazione sistemica, diventi il nesso per creare un nuovo approccio alla gestione della Città rendendola “visibile” in ogni sua parte. Un progetto condiviso e partecipato. Dove i gestori dei Pub diventano “animatori tra interessi e responsabilità”, i residenti tutori del bene comune; le Scuole, i Centri di Aggregazione, gli oratori spazi di apprendimento civico, il Comune un organizzatore di servizi differenziati, l’associazionismo un elemento di formazione per “educatori sociali”. Tutto questo da progettare con tecniche e approcci che i vecchi marpioni della politica sulmonese hanno e continuano a rifiutare. Tre i motivi: per ignoranza, per una possibile perdita di controllo, per l’equità da rispettare che non tutela né oboli né interessi.
Nessun spazio a chi vuole tagliare con l’ascia una parte della Città. Perfino Rimini e Riccione hanno regolamentato la movida. Il Centro Storico deve essere amalgama di comunità, testimonianza storica, cultura e bellezza; deve essere vivibilità e cura altrimenti rischiamo una trasformazione in “periferia”.
Sarebbe bello assai cari Assessori. Per tutti una grande opportunità e solo dopo, anche un regolamento. Per ultimo, evitiamo di dire che la movida,serve ai giovani per esprimersi!