IN GINOCCHIO AL RE, MA SENZA CAFFÈ
di Luigi Liberatore – Brutta vita quella del dipendente comunale. Rompo gli indugi dicendo che ho percorso quelle strade per oltre quarant’anni, vivendo dietro una scrivania a sostegno delle amministrazioni che non hanno quasi mai completato la loro vita temporale. E’ la premessa per evitare equivoci e non indurre in tentazioni qualcuno che potrebbe rilevare nel mio intervento la difesa acritica della categoria. Ho saputo questa mattina che il sindaco di Sulmona ha emesso una ordinanza che vieta l’introduzione della tazzina di caffè negli uffici municipali, siano essi della sede “matrice”, o anche periferici. Quando diciamo caffè, sappiamo che si tratta poi di un cappuccino, di un cornetto o di uno stitico “orzetto”. Intendiamoci, non voglio dire con questo che il sindaco abbia voluto indossare le vesti di quei direttori dei campi di concentramento somali, anche perché siamo in Italia e a Sulmona, mica nel Corno d’Africa. Tuttavia è il contenuto della ordinanza stessa che mi ha convinto che avesse in sé un lieve segmento di punizione, laddove soprattutto richiama un precedente dispositivo di una magistratura superiore per cui ai dipendenti sia sufficiente assicurare un distributore automatico di caffè o altre bevande, affinchè possano beneficiare di quei minuti di sospensione dal lavoro accordati per recuperare energie e soprattutto concentrazione. Per cui da Palazzo San Francesco stiano lontani, almeno per adesso, camerieri e lavoratori stagionali di bar e ristoranti limitrofi. Ditemi pure che io sia un irriverente, e concesso pure che all’interno degli uffici municipali possa essersi registrato un eccesso, ovvero che qualcuno si sia “sbracato”, ma vi sembra questo il problema di cui dovesse occuparsi in questo momento il sindaco della città di Sulmona? Lascio perdere ogni altro tipo di valutazione, e sono portato anche ad assolvere Gianfranco Di Piero, il quale da ex dipendente di una pubblica amministrazione avrebbe sorvolato volentieri sulla questione. Io, invece, vi dico che nei riguardi dei dipendenti comunale esiste una specie visione screditante sia da parte degli amministratori sia da parte degli amministrati, cioè dei cittadini che vedono negli impiegati quasi dei mangiapane, come soggetti che debbano avere una sola osservanza di servizio: Obbedienza. In conclusione, dico con la esperienza personale che i dipendenti comunali, a qualsiasi livello di appartenenza, risolvono i problemi della gente e fanno apparire, spesso, mettendoci del proprio, come amministratore illuminato perfino il più analfabeta dei consiglieri. Il risultato? Niente caffè da fuori, ma in ginocchio al re. Guardate non è un fatto di oggi, o solo di oggi. Viene da anni e anni di passiva tolleranza, per cui il sindaco di Sulmona non è in questo caso un avanguardista!
Non so nei municipi delle città, ma nei 6.000 comuni ( sugli 8.000 complessivi) con popolazione fino a 5.000 abitanti, veramente i dipendenti comunali, “risolvono i problemi”, spesso incuranti della rozzezza di qualche amministratore “re”.
Ma i distributori automatici per gli indefessi dipendenti comunali non posson bastare?
https://youtu.be/ipJVXLzP264?feature=shared
Un po’, giusto un po’, di anni fa.