PELIGNI NORMAL HEROES
di Massimo Di Paolo – Dante ci disegnava bene come un popolo malato di campanilismo, borghi e parrocchie. I paesi della Valle Peligna: un territorio di stranieri a se stessi, retto da contrapposizioni che hanno partorito 20 candidati per le prossime Elezioni Regionali in rappresentanza di un fazzoletto di terra abruzzese, di ambizioni personali e di spartizioni. Un’appartenenza poco vissuta, non sentita, con cittadinanze deboli che alzano differenze, distinguo, specificità; che non aprono incontri, dialoghi e alleanze. Mai uniti sempre in ordine sparso. Frontiere interne perfino tra rioni o gruppi di cittadini “ius culturae” oltre che “ius loci” nella nostra Valle. Intellettuali e popolino, borghesi e proletari, posizionati e isolati; massa e potere scriveva Elias Canetti. I peligni sbriciolati: dal bisogno di posizionamento di singoli che rincorrono rendite da posizione. Questa forse resta l’unica interpretazione per lo sciame di nostri candidati. E forse resta anche il significato profondo del noviziato in politica.
Si presentano libri, cerimonie e ricorrenze. Si cita Ovidio con pusillanime enfasi come collante culturale, ma il nostro territorio enfatizzato, citato, rimarcato da ogni candidato resta diviso, incapace di coalizzarsi per una memoria unica, per una politica, per una economia, per una sussistenza, per una evoluzione; per comuni bisogni. Per ora si naviga a vista per una elezione ancora vuota di contenuti: i due candidati presidenti si presentano ancora alla camomilla. Marsilio, a mandato concluso, apre con i progetti sospesi, rinnovando promesse da compiere nel secondo mandato con un filo di tacita minaccia, come a dire: “votate chi può completare altrimenti perderete tutto!”. Nel frattempo si fanno inaugurazioni, si spala terra e si tagliano nastri. D’Amico apre mantenendo un tono generico, ovvio, indossando il saio francescano come la tradizione della migliore sinistra vuole: poche idee ma tanti ideali dai principi un po’ obsoleti in una Regione che regredisce e non cresce. I nostri candidati come vanno presentandosi? Scelte le scuderie: slogan scontati, dichiarazioni studiate; alla affannosa ricerca di originalità e colpi di scena. Ma, fino ad ora, silenzio tombale, pochi incontri di sostanza, zero contenuti. Come dire: gli elettori restano una massa da suggestionare e i numeri sono i soli che contano. Linguaggio basico con toni adatti ai tweet e ai post. Ben lontani dal politichese di Aldo Moro o dal linguaggio tecnocrate di Mario Draghi. Più vicino alla leggerezza da Bagaglino o alle virgole di Piazza Pulita. Qualche area politica, ormai in decadenza nel Sud, rispolvera vecchi motti: la Lega ce l’ha…o!
In sostanza tutti i Normal Heroes peligni hanno scelto un marketing politico dal profilo basso senza assumere posizioni robuste sul metodo, sulle ragioni, sugli obiettivi: senza dichiarazioni forti a garanzia di tutela e sviluppo territoriale. Quasi a non disturbare; una sorta di “acquattamento” ad eccezione delle rare convention di apertura di campagna elettorale: ricordiamoci le bevute di acqua – fresca – dei notabili romani alla “Fontana del Vecchio” durante le ultime amministrative.
Il nostro territorio è stato abbandonato, svuotato e denigrato dalle politiche regionali. È necessario cari candidati, ora e subito, prendere una posizione ad alta voce, senza ambivalenza e omertà, perché il vostro silenzio non suoni come assenso. Poi vi si potrà votare.
Tutto ha scritto tranne indicare chiaramente che sono i politici locali “vecchi e nuovi, passati e futuri” che hanno abbandonato, svuotato e denigrato il loro territorio.
Chi è causa del suo male pianga sé stesso… invece di illudere e far piangere i suoi elettori.