FEMMINICIDIO DI ILARIA MAIORANO, IL MARITO RISCHIA L’ERGASTOLO

La difesa ha chiesto di invalidare l’autopsia perché comunicata in ritardo alla parte dell’imputato e senza il tempo necessario da permettergli di partecipare all’esame considerato una prova regina. Si è aperto cosi ieri mattina il processo, davanti alla Corte di Assise, per l’omicidio di Ilaria Maiorano, La donna, 41 anni, originaria di Introdacqua, trovata morta l’11 ottobre dello scorso anno, nell’abitazione a Padiglione di Osimo. Per il delitto è accusato il marito, Tarik El Ghaddassi, 42 anni, marocchino. Era in aula durante l’apertura dell’istruttoria, tradotto in tribunale direttamente dal carcere di Montacuto dove si trova recluso. Deve rispondere di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà, dai futili motivi, dai maltrattamenti, dalla presenza delle figlie minorenni e da quella di aver commesso il fatto durante l’esecuzione di una pena visto che era agli arresti domiciliari (per un fatto pregresso di altra natura) quando avrebbe ucciso di botte la moglie. Accuse da ergastolo che continua a rigettare sostenendo che la moglie è caduta dalle scale dopo un litigio e lui l’ha vista tomare in camera accorgendosi solo la mattina dopo che era deceduta. L’eccezione sull’autopsia, presentata dall’avvocato Domenico Biasco, è stata rigettata dalla corte. Una udienza per lo più tecnica quella di ieri, dove erano presenti anche i familiari della vittima, la madre e il fratello, che si sono costituiti parte civile. Ammessi tutti gli elementi di prova e i testimoni. Rigettata una delle due ricostruzioni del delitto presentate dalla Procura ed effettuata attraverso i rilievi fotografici ed ematici trovati nell’abitazione. La corte ha fissato già le date delle prossime due udienze. La prima sarà il 19 gennaio, per sentire i carabinieri che hanno condotto le indagini e i periti tecnici tra i quali l’analista forense Luca Russo. La seconda il 4 febbraio dove potrebbe esserci già l’esame dell’imputato. Sarà un processo breve. “Non ci saranno colpi di teatro – ha commentato l’avvocato Biasco – vogliamo difenderci nel processo non dal processo. Bisognerà accertare i fatti nel contraddittorio delle parti. Le accuse sono gravissime, da ergastolo. L’autopsia da effettuare sulla donna ci è stata comunicata tardi per questo ho sollevato l’eccezione, non va bene perché è una prova regina che può pregiudicare la difesa. La preoccupazione di Tarik adesso è per le sorti delle due figlie, è un anno che non possono vedere i nonni paterni”. Le bambine, minorenni, che avrebbero assistito all’omicidio (hanno reso incidente probatorio per questo e sarà acquisito nel processo), sono affidate ad un tutore.