LE LACRIME DEI CAMPIONI
di Massimo di Paolo – La vittoria di Sinner, e della squadra italiana di Coppa Davis, ha occupato spazi e fatto ombra a ogni altra notizia seppure importante. Oggi le riflessioni possono essere più ponderate e divergenti restando fuori da quell’agone che caratterizzava i primi momenti della gloria. L’Italia del Tennis è riuscita a distrarre dal debito pubblico italiano, da una sanità al tracollo, da una scuola disorientata, da un sistema industriale che mette in vendita la Mirafiori; da un welfare che ormai, a stento, resiste a fronte di una richiesta crescente di mense per poveri.
La vittoria della Coppa Davis, a distanza di 47 anni, ha fatto anche altro. Ha fatto risentire, ha risvegliato o meglio, rianimato quel sentimento di Patria che difficilmente si riesce a rappresentare; anche in occasioni istituzionali più targate e riconosciute. Jannik, in maglia azzurra, che chiudeva con la vittoria, ha creato una simbologia ed una adesione tale da far pensare che la “Patria” sia ancora depositata nelle mani dei suoi cittadini e cittadine. La Coppa Davis è riuscita a costruire un sentimento condiviso, un moto proveniente dal basso in una Italia delle mille nazioni. Il tennis, tenuto in tensione dalla mancanza di un risultato internazionale; privo di una vera affermazione simbolica da decenni; è riuscito a creare quell’aspettativa, quel bisogno di un “comune sentire” che è coagulato ripristinando una sorta di amor di Patria.
La vittoria della Coppa Davis è maturata attraverso 47 anni di attese, di narrazioni vere e meno vere, che hanno creato una storia tornata improvvisamente attuale, una storia che parla ai ragazzi di oggi del coraggio di crescere, dell’impegno, della perseveranza, dell’importanza di comprendere il proprio destino. Sinner questo ha narrato insieme al valore degli affetti e della felicità del vivere. Mai una parola di troppo, il giorno della vittoria è stato anche il giorno della gentilezza, della condivisione, della famiglia, della amicizia. Del riconoscimento dell’altro. Questa è stata la parte più importante più preziosa della vittoria dell’Italia di Coppa Davis. E Sinner ha assunto le sembianze dell’eroe non per i “game” vinti ma per i messaggi dati. A fronte di una dispersione e di un indebolimento dei valori; a fronte di gioventù bruciate nella noia, nel disimpegno, nell’abbandono scolastico, negli usi e abusi di sostanze, Jannik, con i compagni di squadra, ha mostrato la meglio gioventù. Una gioventù evoluta capace di svincolarsi come i tanti giovani che studiano, si impegnano, vanno a lavorare all’estero che riescono a confrontarsi con una concorrenza internazionale. Mai un termine acceso. In un momento in cui si parla di giovani violenti, incapaci di autonomia, non attrezzati alle sconfitte, iperprotetti in famiglia; la Coppa Davis ci ha mostrato ciò che occorre guardare nello sport. Sinner; nella gentilezza del suo essere campione straordinario, ha mostrato come si può crescere senza protezionismi, affrontando a petto aperto la durezza del confronto. È facile cadere nella retorica quando si parla di sport ma dobbiamo fermarci ai soli messaggi donati da Sinner; senza guardare al mondo dei ricchi che parlano di tennis come se fosse l’unico scopo della vita; senza badare all’ambiente ovattato di figure incravattate, dirigenti e manieristi, che nulla conoscono dei movimenti giovanili, delle rinunce dei tanti che non possono permettersi uno sport per soli bianchi benestanti; nulla sanno della casta dei maestri di tennis che invecchiano spesso nella povertà e nella disillusione dopo aver dato la vita a uno sport devastante, solitario e competitivo fino all’estremo. La maschera dell’eroe nello sport fa pensare ai tratti scavati del campione che invecchia, che resiste al tempo, alle sconfitte, ai danni da usura; che combatte con volontà ferrea, con virtuosismi tecnici che curano l’anima dall’abbandono imminente. Jannik Sinner ha rappresentato la giovinezza a cui nessuno facilmente dona lo stato di grandezza.
Franco Arminio, scrittore, nel suo “Atleti” recita;
Intervistati dopo il trionfo
i campioni si dichiarano contenti.
Sono forti e non hanno
altri sentimenti.
Bravo Mssimo !