ALTERAVANO GRATTA E VINCI, ARRIVA LA CONDANNA IN APPELLO PER DUE TABACCAI DI SULMONA
Arriva un’altra condanna per la coppia di tabaccai con il vizietto di taroccare i Gratta e Vinci. Venti giorni di arresto, risarcimento del danno alla parte civile per 8 mila euro e pagamento delle spese di giudizio. E’ una condanna in “fotocopia” quella che il tribunale di Sulmona ha inflitto a Cristina Previtale e Alessandro Santoro finiti sotto processo per la truffa dei Gratta e Vinci. I giudici aquilani della Corte d’Appello hanno confermato la sentenza di primo grado emessa a febbraio 2022 dal tribunale di Sulmona. A scoprire i fatti fu un’indagine della Guardia di Finanza che portò al sequestro di 178 biglietti “Gratta e Vinci” e delle apparecchiature informatiche, alla revoca dell’autorizzazione alla vendita dei biglietti del concorso a premi da parte di Lottomatica. Nessuno, infatti, acquistando i biglietti si era accorto delle lievi abrasioni sulla pellicola protettiva delle zone da grattare. I due esercenti, assistiti in giudizio dall’avvocato Alessandra Baldassarre, si sono difesi sostenendo che la Lottomatica avrebbe fornito loro biglietti che apparivano abrasi anche nella parte numerica. Loro però non se ne sarebbero accorti, tanto da metterli in vendita, fino alla segnalazione arrivata da un cliente. Subito i due esercenti comunicarono la segnalazione arrivata dal cliente a Lottomatica per ritirare i biglietti abrasi. Nel frattempo, la voce dei tagliandi “contraffatti” si sarebbe sparsa e sarebbe stato un esercente concorrente a denunciare tutto alla Finanza, fino al sequestro del plico. Da cui, però, non sarebbe emerso nulla di anomalo, come ha tenuto a precisare l’avvocato Baldassarre, e neppure dai conti correnti degli imputati, dai quali “non è stata sequestrata alcuna somma”. Per l’accusa invece venivano messi in vendita solo i tagliandi non vincenti e incassati gli altri.
“Ritengo che non ci siano prove per giungere alla condanna degli imputati ma a questo punto attendiamo le motivazioni della sentenza per proporre eventualmente ricorso in Cassazione”- commenta l’avvocato Baldassarre.