RETEABRUZZO SI TINGE DI ROSSO

di Gioia Perinetti – Rete Abruzzo si tinge di rosso per manifestare tutto il sostegno e la vicinanza alle donne, tutte, indistintamente, in occasione della settimana che comprende il 25 novembre: la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. ā€œSiamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perchĆ© donneā€, sono le parole di Alda Merini che narrano la tragicitĆ  dell’essere donna, e sƬ, tragicitĆ  perchĆ© non c’è certezza, non c’è sicurezza e non c’è libertĆ . Se una donna che sceglie di chiudere una relazione viene ammazzata allora sƬ, facciamo bene a parlare di tragicitĆ . Se una donna che decide di laurearsi prima di un fidanzato viene ammazzata, allora sƬ, dobbiamo parlare di tragicitĆ . Se una donna continua a vivere la sua condizione, violenza domestica o violenza psicologica, senza denunciare per paura di non trovare supporto nelle istituzioni, abbiamo il dovere di chiamarla cosƬ: tragedia. Oggi ĆØ stata uccisa Rita Talamelli, strangolata a mani nude dal marito, la 106esima vittima in Italia per femminicidio, e come diceva Michela Murgia, ci tengo a sottolinearlo, “femminicidio, cioĆØ la morte di una donna progettata da un uomo perchĆ© si rifiutava di agire secondo le sue aspettative. E’ una parola che dice due cose: che ĆØ morta una donna, sƬ, ma anche il perchĆ©.ā€ Giulia Cecchettin ĆØ stata ammazzata. Giulia Tramontano ĆØ stata uccisa e con sĆ© un bimbo che portava in grembo. L’elenco, purtroppo, potrebbe continuare per molto. Ogni singolo individuo che compone la societĆ  ha un ruolo, può essere una pedina della grande scacchiera della vita, può manifestare con il suo esempio, con la giusta scelta delle parole, con i modi, qualcosa di nuovo, di bello, di decoroso. Veniamo da una cultura patriarcale e come ha narrato magistralmente Paola Cortellesi nel film ā€œC’è ancora domaniā€ la donna era un personaggio di serie b, ĆØ cosƬ che andavano le cose, l’uomo lavorava e la ā€œbuona moglieā€ si occupava della dimora e dei figli e se possibile anche a bocca chiusa. Qualcosa ĆØ cambiato con il suffragio universale femminile, le donne si sono sentite, almeno in quell’occasione, interpellate dai grandi, le donne con in mano la propria carta elettorale si sono sentite parte di una societĆ  che non le vedeva, erano del tutto trasparenti; e pensate, il loro voto valeva uno, lo stesso uno di un uomo. Veniamo da quel modello lƬ, veniamo da quella societĆ  in cui la donna era un accessorio, e ancora oggi, qualcuno la tratta cosƬ. E’ in questa settimana, come dovrebbe essere ogni giorno dell’anno, che ci sentiamo di alzare la voce e di lanciare un messaggio importante: basta! 106 vittime all’anno significa una ogni tre giorni. Che siano le istituzioni a garantire le pene, dovute, e l’attenzione maggiore a chiunque chieda aiuto; che i centri antiviolenza abbiano più fondi cosƬ da accogliere chi dentro le mura di casa non si sente, e non ĆØ, al sicuro; che siano i Comuni, le province, le regioni promotori di progetti di educazione e formazione, anche nelle scuole, per far sƬ che gli uomini del domani crescano con un pensiero integro, sano, proiettato verso il rispetto e la libertĆ . C’ĆØ da lavorare e c’ĆØ da farlo ora, e insieme, per tutte quelle donne che non ci sono più, per le donne del presente e per quelle che verranno.

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