A CASTEL DI SANGRO FIORISCONO GLI OLIVI COME NEL GIARDINO DEL GETSEMANI…

di Luigi Liberatore – Due anni fa, contro ogni indicatore agronomico della zona, in contrasto soprattutto con le esperienze di contadini, agronomi, coloni, mezzadri, coltivatori ed hobbisti, il sindaco di Castel di Sangro fece collocare nella piazza principale due bellissimi olivi. Pensai ad un addobbo momentaneo in coincidenza di una speciale manifestazione, ordinato ad una azienda di allestimento orto floreale per rendere più accogliente la città che viveva un periodo inebriante di notorietà. E mi sembrava tuttavia, uno sperpero quand’anche seguisse una linea estetica di proporre a tutti la città di Castel di Sangro, elegante sebbene costosa. Immaginavo che di lì a quale tempo, qualche mese cioè, quei due esemplari di olivo fossero rimossi; invece rimasero lì per tutto l’inverno, sotto il porticato di piazza Plebiscito, esposti alle intemperie estreme che negano loro la vita: la neve e il gelo. Sembrava che quei due olivi stessero lì a testimoniare la indifferenza e la noncuranza che in genere riserva la pubblica amministrazione ai suoi beni patrimoniali, come quelle due piante che potevano rappresentare ormai una proprietà. Ogni tanto davo una occhiata, pensando che rinsecchissero. Sapete cosa è successo? Quelle due piante di olivo sono cresciute, hanno prodotto frutti, e sono sempre lì sotto, rigogliosi come quelli che resistono ancora negli orti del Getsemani. Ne ho parlato con il sindaco di Castel di Sangro di questa vicenda, il quale con fare canzonatorio, mi ha detto che da queste parti “noi siamo capaci di fare miracoli”. Dare nome e cognome del sindaco di Castel di Sangro, di questi tempi è pleonastico. E’ come ricordare colui che andò a pregare nel podere del Getsemani. So che Angelo Caruso è politico dalle spalle larghe e soprattutto fornito di un sistema che utilizza l’ironia degli altri per rafforzare i suoi anticorpi, per cui posso azzardare liberamente una ipotesi in ordine ai due olivi che sopravvivono, anzi crescono, in piazza plebiscito: oso pensare che il sindaco sia andato fuori dalla città vecchia di Gerusalemme e abbia “rubato” la terra che alimenta le due piante. Terra santa…, non come quella che viene rapita da fameliche società immobiliari per la realizzazione di insediamenti. Ma questa, di Castel di Sangro, è un’altra storia!