IL PENSIERO DI MARSILIO SUL CAMPANILE PIÙ ALTO
di Luigi Liberatore – Solo chi sogna ha potuto pensare che il nostro presidente della regione, Marco Marsilio, possa aver fatto un qualche plausibile ragionamento prima di dire che sia L’Aquila, e solo l’Aquila, la sede della Fondazione film festival. Escludendo dal novero delle città ideali Teramo e soprattutto Sulmona. Marco Marsilio non ha svolto riflessioni prima di zittire ogni voce contraria alla sua tesi: ha detto basta con i campanilismi e portiamo rispetto al capoluogo di Regione. Alla stessa maniera dei faraoni ha emanato il suo editto: così sia scritto, così sia fatto. Va bene. Marco Marsilio governa senza capire dove stia la differenza con l’amministrare, tuttavia non venga a spiegarci il tema del campanilismo perché è il meno indicato. Altre volte è stato più scaltro, affidando l’esecuzione dei suoi diktat agli ascari, senza mai esporsi in prima persona. Adesso, con l’avvicinarsi delle elezioni, parla in prima persona; taglia nastri, presenzia funzioni religiose, esalta le fiere ovine e impone il capoluogo di Regione come centro incontrastato perfino del “celluloide”. C’è poco da fare, ma da dire molto, soprattutto per l’insulto che il presidente della regione rivolge alla città di Sumona escludendola senza alcuna considerazione dall’ambito culturale, relegandola semmai a discarica regionale di supporto. Questa riflessione non è indirizzata a Marco Marsilio e al suo giro magico che stimeranno le mie parole alla stregua di un venticello semmai fastidioso. Chi legge, invece, sia piuttosto critico anche con me, ma non dimentichi, quando si tratterà di scegliere, di fare la tara tra ragioni imposte e torti subiti. Sulmona, in questo caso, è chiamata a rispondere.
Ottimo intervento Luigi.
Ricordiamoci e cerchiamo di non essere di nuovo carnefici di noi stessi.
La scelta si fa con la matita, anche se col panorama di eleggibili, facile non è.
Mala tempora, mala tempora.
Egregio Luigi, è una vita che faccio la tara tra ragioni imposte e torti subiti, ma mi creda, non è servito a molto.
La tara andrà fatta in casa nostra, con i soliti politici che hanno fatto la storia negativa del territorio e non è che rimarrà molto del vecchio che non sia già rancido.
Occorrono articoli nuovi e funzionanti per la vallata o continueremo ad essere i soliti mpapocchiati che mangeranno sempre del cibo guasto!
Per questo il messaggio da fare passare al “mondo politico locale” e già si sa che gli attraverserà gli orecchi unitubolari alla velocità della luce è di creare un rinnovamento di rappresentanti del territorio e di rinnovamento di vero impegno per la vallata sfinita, senza il ripetersi dei sempre soliti fantasmagorici proclami, sempre disattesi da loro e sempre tristemente abbattutisi sui sempre soliti “creduloni”.
Non avremo nessun “rinnovamento” se non ci sarà prima uno sconvolgimento nei paradigmi comportamentali del cittadino sulmonese e di conseguenza dei suoi rappresentanti politici locali ai vari livelli, sperando che non arrivi troppo tardi…