LA VERIFICA!
di Massimo di Paolo – In Comune, a Sulmona, si doveva procedere con una verifica politica urgente. Gli elmetti e gli assetti da guerra, volevano far sperare in una ārifondazioneā amministrativa forte e decisa, per offrire una seconda opportunitĆ ai destini di Sulmona.Ā Ć diventata una rappresentazione da commedia dellāarte tra il comico, il non detto, la baruffa, la bugia: il tragico.Ā
Maschere che dicono e celano; maschere che camuffano vergogne, impacci, errori. Doppi sensi, mutismi, saltimbanchi. Il prologo, dei primi 100 giorni, immaginifico tra ricette e sogni. Discorsi e presentazioni con ritmo dotto e suadente, mille progetti, visioni, buoni intenti, benevolenze e enfasi. Poi ĆØ arrivato il tempo del governo; della pianificazione, delle scelte, delle prioritĆ , dei progetti, dellāorganizzazione, della amministrazione, della politica. Prologo, sviluppo, epilogo; il canone narrativo, che dai classici si ĆØ diffuso al cinema e ad ogni forma di racconto, ĆØ diventato compresso e monco per la narrazione dellāultima amministrazione sulmonese. Al Prologo dilatato, roseo e promettente, ĆØ seguito lo āsviluppoā dellāazione amministrativa monca, zoppa nella realizzazione, soprattutto ambivalente perchĆ© nulla si capisca e tutto resti sotto silenzio. La commedia dellāarte fa del colore, della rumorositĆ e del dinamismo, le variabili caratterizzanti. Lo sviluppo della maturitĆ amministrativa di Sulmona, dopo circa due anni, si ĆØ caratterizzato dal silenzio e dal camuffamento.Ā
Palcoscenico disadorno. Attori in fuga, assessori mancanti, consiglieri migranti, minoranze di destraĀ sottobraccio a quelli di sinistra, teste di assessori ricucite, spade nei foderi, eroine a far di calza. Si tace. Si tace sugli indirizzi del Pnrr che dovrebbe essere una scelta āmostrataā, condivisa con la cittadinanza; i fuochi, per la questione Cogesa, fatti di reprimende, con inni alla giustizia e alla trasparenza spenti; sullāappalto delle mense, pieno di inopportunitĆ e ombre, silenzio. Sul progetto del centro storico, sullāIstituto professionale, sul turismo, sulla cura della cittĆ , sulla vergogna della sanitĆ a Sulmona, sulle politiche giovanili, sulla gestione della sicurezza notturna e della tutela del bene comune, sul cartellone estivo tra pizzaiola e rari spunti di rango: si tace. Sulla crisi politica, sulla verifica e sulla nuova giunta -scusate lāeufemismo- si tace. Si tace su quale cittĆ vogliamo inseguire, tratteggiare, strutturare. Ovidio non più esule ma martire. Ć diventato un richiamo per i comunicati del comune, una dimensione virtuale priva di sostanza. Effetti spettacolari con Sgarbi, il latino, Ovidio e ancora Ovidio. Ovidio da inventare ogni giorno, piuttosto che una serie di azioni amministrative e politiche di progetto, di cura, di cura della cittĆ ! Una costruzione colta, meditata, agita che potesse sollecitare un cambiamento. Questa era la promessa! Questo doveva essere!Ā
Oggi, come ieri, Sulmona non impara dagli errori. La pancia della cittĆ brontola dietro il silenzio;Ā dietro il disimpegno imperante, il brontolio diventa sempre più assordante. Con una particolaritĆ drammatica. La borghesia cittadina taciturna, non evoluta, regredita da anni, vive il tempo del disimpegno, della chiacchiera, del commento, dello star bene con sĆ© stessa mentre la povertĆ cresce, il disagio sommerso aumenta, i giovani marginalizzati restano non protetti. I poveri, vessati con servizi sempre più scadenti, con la salute sempre più condizionata dalla loro capacitĆ di spesa, non trovano più, nel Comune, una dimensione di speranza e di contenimento. Nessuno ne parla, non sono produttivi, non sono in tono con le scritte latine, con i convegni, con la cultura da consumo. Il sommerso non ha parola, va delegato, omesso. Come la popolazione anziana. Neppure un punto nei diversi ordini del giorno dei consigli comunali, nessun dibattito, nessuna proposta. In tono, in tono con lāipocrisia imperante.
Le tematiche prioritarie, urgenti, da trattare; richieste nellāultimo consiglio comunale a gran voce, erano un pannicello caldo per coprire la drammaticitĆ della situazione. Richieste leggere, insipide, di chi vuole fare la politica seria con contenuti da social. Di chi vuole tornare sui suoi passi, di chi grida: āseduti amici, abbiamo scherzatoā!
Come nella commedia dellāarte ĆØ mancato un copione. E cosi,lāepilogo, ĆØ arrivato di sorpresa. Il riso sa ormai di isterico, sa di tragedia. Qualsiasi evoluzione possa essere intrapresa e presentata:con i soliti camuffamenti della politica più povera, siamo allāepilogo, alla fine, alla conclusione di una storia. Finisce una vicenda politica non bella, tra disonore e incapacitĆ , contornata da egoismi personali. Finisce la prova dāesame di quella massa di āintellettualiā che si ĆØ impossessata della cittĆ . Quella sinistra da salotto, che fa analisi, che possiede senso critico; chiacchiere che non riescono a consolidarsi in atti amministrativi, scelte, lavoro, cambiamenti. Con Sulmona cittĆ isolata e in grave difficoltĆ .
Fregate !!!!